Lee Jaehyo – Hong Sungchul
Desideri e contemplazioni
18 ottobre – 11 novembre 2012
“Il legno e i chiodi mostrano la loro nuda pelle come modelli privi di vesti, dicendo, “Sono un legno” o “Sono un chiodo”. Rendere un chiodo più bello di quanto sia realmente e rendere il legno più felice di quanto non sia. Lavoro con cose che sono esteticamente brutte, inutili e comuni. Si trovano ovunque, ma non vengono notate da nessuno e snobbate da altri artisti. Tratta un sasso come se fosse oro!”
Insignificanti chiodi si radunano per divenire jazz, ed inutili rami piegati si riuniscono per divenire musica classica.
Con queste parole Lee Jaehyo descrive la sua poetica, profondamente legata al senso di comunione con la natura, proprio della cultura coreana, dove l’opera finale sembra la conclusione ed interpretazione di un processo già insito nella materia in sé.
Ecco così venire alla luce le sculture in legno di pino o le opere realizzate con chiodi inseriti nel legno bruciato e poi lucidati per riflettere la luce, esempi di grande capacità tecnica e profondo senso estetico.
La serie String di Hong Sungchul, nella quale immagini fotografiche di parti del corpo, e principalmente mani, vengono impresse su fili elastici disposti su più righe, affronta, invece, il bisogno di comunicazione insito nell’essere umano.
Anche la scelta di usare il filo, si relaziona al cordone ombelicale, elemento di unione per eccellenza. Il senso di incompletezza ed isolamento che caratterizza la vita di ogni individuo viene esemplificata più che dagli occhi dalle mani, la nostra “porta” verso il mondo esterno, il contatto o la ricerca di esso.
Le mani sono anonime, possono essere quelle di chiunque , anche le nostre, che guardiamo queste opere nelle quali l’immagine nel suo insieme ci appare solo in uno sguardo da lontano e cambia a seconda di come ci muoviamo attorno ad essa, in un movimento, un percorso, una ricerca di comunicazione e vicinanza con l’artista stesso.
Inaugurazione giovedì 18 ottobre alle ore 18
Informazioni per visitare la mostra |