Il Crocifisso ligneo di Michelangelo al Museo Sartorio. Percorsi nell'arte sacra
Museo Sartorio, Trieste
L'iniziativa è promossa dal Comune di Trieste - Assessorato alla Cultura e organizzata dall'Associazione culturale Metamorfosi con la cura scientifica della Fondazione Buonarroti. Sponsor ufficiale è AcegasAps.
Informazioni per visitare la mostra
Alto 27 centimetri, il Crocifisso ligneo di Michelangelo potrebbe essere collocato, insieme con la Pietà Rondanini, tra le ultime sculture a cui Buonarroti lavorò prima della sua morte avvenuta nel 1564. I primi studiosi moderni di Michelangelo tennero in poca considerazione questa statuetta lignea. Bisogna giungere al 1964 quando, in una conferenza tenuta a Bonn, lo storico dell'arte ungherese Tolnay presenta prove documentarie convincenti, tali da poter collocare il pezzo nel catalogo delle opere di Michelangelo. Tolnay collega il bozzetto con due lettere dell’agosto 1562, nelle quali al nipote di Michelangelo, Leonardo, si richiedeva di inviare allo zio a Roma la “scatola de li feri” per lavorare il legno. Oltre alle due lettere citate dal Tolnay, ce ne sono altre che fanno menzione di questa “scatola” che Leonardo mandò a Roma, e che giunse a destinazione il 5 settembre 1562. Infine, una lettera inviata a Leonardo da Tiberio Calcagni, da Roma, il 17 luglio 1563 riferisce di Michelangelo al lavoro sul “vostro Cristo di legniame”. Può darsi dunque che Michelangelo volesse fare di questo Crocifisso un dono per il nipote. Pare inoltre che Buonarroti, all'epoca ottantasettenne, si fosse riavvicinato con la realizzazione di quest'opera a una tecnica, quella della scultura del legno, che non aveva più usato dopo aver eseguito il Crocifisso per il priore di Santo Spirito, all’incirca nel 1492, cioè settanta anni prima.
È proprio nei giorni che precedono la Pasqua che a Trieste il progetto prende forma in un itinerario nell'arte sacra, che prevede la valorizzazione di alcune opere abitualmente esposte al Sartorio. I visitatori potranno, infatti, ammirare oltre al Crocifisso del Buonarroti, una selezione di opere legate al tema della “Passione”, da il Crocifisso del 1922 dello scultore triestino Giovanni Mayer, un'opera in gesso in cui il corpo di Cristo è trattato secondo una modellazione nervosa ed espressiva, ai due marmi del tormentato scultore, anch'egli triestino, Carlo Hollan, Cristo Redentore (E' compiuto) e Cristo in croce. Il primo marmo, del 1928, rappresenta il tronco del Cristo nel momento supremo della Passione, quando dal corpo esausto spira l'anima. Il secondo marmo, iniziato nel 1934, rimane invece incompiuto: Hollan vi lavora con ansia, fino alla morte, senza riuscire a completarlo. Per lui la raffigurazione del più sublime simbolo del sacrificio, ossia la Crocifissione, risulta inarrivabile.
Lungo il percorso si potranno poi ammirare la Crocifissione, tempera su tavola di Paolo Veneziano databile al 1355 e proveniente dall'antico Battistero di Pirano, e la Croce dipinta, una tempera su tavola di un pittore di formazione veneta proveniente dalla chiesa di Santo Stefano a Pirano. L'opera costituisce una delle rare testimonianze della stagione della pittura gotica della città istriana. Infine, il Cristo Dolente, scultura in legno, sino al 1940 conservata a Pirano e realizzata dallo sculture veneziano Francesco Terilli. L’attribuzione a Terilli, esponente del manierismo italiano nella scultura, è suggerita da un certo virtuosismo tecnico e dall'eleganza raffinata, l’intaglio nervoso e accurato dei capelli e della barba, le inflessioni lineari e il gusto per un classicismo delle forme unito a un realismo di sapore prebarocco.
Il percorso espositivo, a cura Lorenza Resciniti e Michela Messina, con l'allestimento di Comunicarte, si sviluppa tra il Sotterraneo, la Gipsoteca e lo spazio espositivo ad essa adiacente, per concludersi nel salone del secondo piano, dove i visitatori possono ammirare il Crocifisso ligneo di Michelangelo.
Il Civico Museo Sartorio, inaugurato nel 2006, dopo due anni di chiusura per il suo completo restauro finanziato dal Comune di Trieste e da un generoso contributo della famiglia Costantinides, è una elegante villa borghese dell’Ottocento, divenuta “casa museo” nel 1947 grazie al lascito testamentario di Anna Segrè Sartorio. Al suo interno negli arredi, nelle opere d’arte e negli oggetti di uso quotidiano convivono gli stili Impero e Biedermeier, sino al revival storico, neorococò e neogotico. La villa, collocata a breve distanza dal mare e circondata da un grande giardino viene edificata nel ’700; la primitiva struttura, fu poi modificata e ampliata in epoca neoclassica. Pietro Sartorio, giunto a Trieste dalla natia Sanremo nel 1775, in qualità di mercante di granaglie, entra a far parte del patriziato triestino, avvia una fiorente attività commerciale, poi rilevata con successo dai figli Giovanni Guglielmo e Pietro. Quest’ultimo sposa la ricca e colta Giuseppina Fontana e diventa assieme a lei il proprietario di questa villa, che arreda con mobili e quadri di pregio, tuttora esposti. Trasmette ai suoi figli il gusto per l’arte, in particolare a Giuseppe che diviene un attento e competente collezionista, cui si deve innanzitutto la rara collezione di 254 disegni di Giambattista Tiepolo.
Parallelamente a Trieste, anche la città di Padova ha voluto celebrare l'artista rinascimentale con l'esposizione della “Madonna col bambino” a Palazzo Zuckermann. L'operazione, organizzata sempre dall'Associazione culturale Metamorfosi, è promossa dal Comune di Padova e dai Musei Civici grazie alla sponsorizzazione di AcegasAps.
Evento collaterale
Le ultime sette parole del nostro Redentore sulla croce op. 51 di Franz Joseph Haydn risuoneranno venerdì 6 aprile alle ore 18 alla Sala “Giorgio Costandinides” del Civico Museo Sartorio, nell’esecuzione del Quartetto Stradivarius. Il concerto, realizzato in collaborazione con Casa della Musica – Scuola di musica 55, a cura di Stefano Bianchi prevede la partecipazione dell’attore Riccardo Maranzana quale voce recitante. Fondato nel 2000 il Quartetto Stradivarius, composto da Stefano Picotti (violino primo), Caterina Picotti (violino secondo), Annalisa Clemente (viola), Andrea Musto (violoncello), si segnala come l'unica formazione cameristica del genere a carattere stabile nel panorama musicale del Friuli Venezia Giulia. |