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Abbazia Montecassino: interno (Archivio Fototeca APT Frosinone) Abbazie, Chiese e Santuari in Ciociaria
Ciociaria, una terra che già durante il paganesimo, fu completamente ricoperta di templi ed intrisa di sacralità e che, con l'avvento del cristianesimo, vide il fiorire maestose e splendide Chiese ed Abbazie.
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L'ABBAZIA DI MONTECASSINO

A più di 500 metri di altezza, sovrastante l'antica Casinum, già i Volsci e, poi, i Romani avevano edificato maestosi templi da dedicare agli déi. Sui resti di quegli edifici pagani, Benedetto da Norcia, nel 529, costruì un piccolo oratorio, destinato a divenire la casa madre dei benedettini e uno dei massimi centri d'irradiazione culturale d'occidente. I monaci cassinesi praticarono la medicina, la musica, l'astronomia, il diritto, le scienze filosofiche e tradussero dal latino e dal greco le opere dell'antichità; nella biblioteca del monastero si conserva ancora il placito cassinese, primo documento giuridico scritto in lingua volgare. Nonostante le quattro rovinose distruzioni subite, Montecassino è ancora lì “dov'era com'era” come annunciato dall'Abate Ildefonso Rea, L'abbazia, come la vediamo oggi, è infatti, una perfetta ricostruzione di com'era, prima che i bombardamenti della seconda guerra mondiale la radessero completamente al suolo. 

Si entra al monastero superando tre grandi chiostri rinascimentali, che consentono di raggiungere la Chiesa. Dei tre portali d'ingresso soltanto quello al centro è originale. Esso è opera bizantina dell' XI secolo e riporta incise in lettere ageminate tutte le terre possedute dall'Abbazia. I due portali laterali, opera del Canonica del 1952, ricordano alcuni episodi salienti della vita di San Benedetto a Montecassino, con in basso le quattro distruzioni subite dal Monastero (581-883-1349-1944). L'austera facciata non lascia presagire la sfarzosa policromia dei marmi pregiatissimi e degli stucchi dorati, che decorano la Chiesa; le volte un tempo dipinte da Luca Giordano sono state in parte decorate dagli affreschi del pittore contemporaneo P. Annigoni, mentre sugli altari sono state collocate tele del XVII e XVIII secolo, di scuola napoletana. Sotto l'altare, una suggestiva cripta accoglie le spoglie di San Benedetto e di sua sorella Scolastica.  Per approfondire la conoscenza del ruolo rivestito da Montecassino nella storia della cultura, è necessario visitare il Museo, dove sono raccolti codici miniati, pergamene e testi letterari, che fecero di Montecassino il faro di civiltà per molti secoli. 

L'ABBAZIA DI CASAMARI

L'abbazia di Casamari, nel comune di Veroli, si erge maestosa sui resti dell'antico municipio romani di Cereatae Marianae dove nacque il celebre condottiero romano Caio Mario.   Distrutto dalle invasioni barbariche, il luogo rimase abbandonato fino al 1096, quando quattro monaci benedettini vi costruirono un primo insediamento, più tardi ingrandito.  Nel XIII secolo, venne affidato ai cistercensi, un nuovo ordine monastico tenuto in grande considerazione dai pontefici del tempo. I cistercensi, seguendo la regola di San Bernardo, edificarono nel 1203 una grande e semplice chiesa in stile gotico cistercense, rifiutando eccessi decorativi e mirando alla purezza della linea architettonica. La chiesa, dedicata alla Vergine Assunta e cointitolata ai Santi Giovanni e Paolo, fu iniziata con la benedizione di Innocenzo III, e consacrata, nel 1217, da Papa Onorio III. L'interno, di grande sobrietà, è a tre navate con abside rettangolare e transetto con sei cappelle; al centro si trova il grande ciborio barocco, donato da Clemente XI, nel 1711.Questo complesso abbaziale rappresenta uno dei pochi modelli ancora integri dell'organizzazione prevista da Bernardo di Chiaravalle.
La chiesa, infatti, come corpo di fabbrica più grande, è posta a nord per riparare il resto del convento dal vento di tramontana, il Chiostro luogo di preghiera, d'incontro e di passaggio dei monaci ha belle bifore, finemente ornate, e consente di accedere all'Aula del Capitolo, al Refettorio, ai campi e alle officine. Nel grande complesso abbaziale, si trovano anche una fortissima Biblioteca, un Museo-Pinacoteca, dove sono custodite suppelletili romane, dipinti di Carassi, Guercino, Sassoferrato, Serodine, Balbi, Purificato e Fantuzzi. 

LA CERTOSA DI TRISULTI

Immersa in uno dei paesaggi montani più belli della Ciociaria, a 800 metri di altezza, si trova la Certosa di Trisulti, splendido complesso monastico divenuto monumento nazionale. Dopo un primo insediamento benedettino, durato circa due secoli e sorto per iniziativa di San Domenico di Foligno, nel 1204, per volere di Innocenzo III, il complesso monastico fu affidato ai monaci certosini, che lo mantennero fino alla fine della seconda guerra mondiale, quando fu affidato ai monaci cistercensi. Si accede al complesso attraversando un portone di ingresso, decorato con un bassorilievo raffigurante San Bartolomeo, protettore dei certosini, mentre nella seconda arcata il pittore Filippo Balbi dipinse la Madonna che porge del pane ad un monaco. Si raggiunge il piazzale principale del monastero, dove si trovano la facciata medioevale del Palazzo di Innocenzo III, che oggi ospita un'importante Biblioteca e la facciata neoclassica della Chiesa intitolata alla Vergine Assunta, a San Bartolomeo e a San Bruno, fondatore dell'ordine certosino. La Chiesa ad aula è divisa in due settori da un tramezzo, sui cui lati si trovano due altari che ospitano i corpi di due santi martiri: Bonifacio e Benedetto; a destra e a sinistra, in alto sulle pareti, si trovano belle tele di F. Balbi, mentre, in basso, è addossato il coro dei fratelli conversi, opera di intagliatori locali eseguito alla fine del XVII secolo.   Superata la porta, che divide lo spazio riservato un tempo ai fratelli coristi, ammiriamo un coro finemente scolpito, ricco d'intagli e figure zoomorfe, eseguito dallo scultore Jacobò, alla fine del XVI secolo.  Le pareti della chiesa sono rivestite da belle tele del Balbi e del Battelli mentre al Caci spetta il grande affresco della volta, che raffigura la Gloria di Beati e Santi (1683). La fama di questo monastero è in parte legata alla presenza di una bellissima farmacia affrescata dal pittore G. Manco con temi pompeiani e decorata con artistiche vetrine, entro le quali sono ancora conservati i recipienti in vetro che contenevano i medicamenti.  Di fronte si trova un salottino, decorato da Filippo Balbi, un tempo adibito a foresteria. 

LE CATTEDRALI E LE CHIESE

Grande e solenne paese pagano e cattolico...” così Carducci descrisse la Ciociaria, una terra, che già durante il paganesimo, fu completamente ricoperta di templi ed intrisa di sacralità. Sulle alture delle città più importanti furono erette le Acropoli sacre a Saturno, sulle porte delle mura poligonali, i simboli fallici furono scolpiti a protezione della popolazione, invocando la benevolenza degli dei, ai quali si chiedeva la fertilità; nei boschi, presso le sorgenti sacre sulle are, si sacrificarono gli agnelli, in occasione del “Ver Sacrum”. Quando il paganesimo cessò di fare proseliti, la Ciociaria, raggiunta già da alcuni apostoli e pie donne, conobbe l'alba di un nuovo giorno, annunciato presso gli eremi di montagna e nei protocenobi, dai quali scaturì la regola del monachesimo benedettino. I rilievi delle colline “si vestirono” di nuovi edifici e, sui resti dei templi, furono edificati le più belle Chiese ed Abbazie di questa terra, che vive ancora oggi la propria fede con grande fervore spirituale. 

LA CATTEDRALE DI ANAGNI

Superbo capolavoro di architettura medioevale, la Cattedrale di Anagni è un insieme elegante ed equilibrato della mescolanza dello stile romanico campano con quello lombardo. Sulla severa facciata principale, in stile romanico campano, si aprono tre portali di cui il centrale è sormontato da una decorazione derivata dall'arte classica con influenze bizantine.  Molto più movimentata è la facciata posteriore, dove sono evidenti le influenze dello stile romanico lombardo, con le tre belle absidi, sormontate da una serie di colonnine, che sostengono piccoli archi, dai fregi finemente decorati.Completamente staccato dal corpo della chiesa, è il massiccio campanile con cinque ordini di aperture a monofore, bifore e trifore. Di grande rilievo è l'interno della chiesa, abbellito, nel XIII secolo, con un pavimento a mosaico policromo, opera dei Cosma, e la zona del transetto, dove si trovano la bella iconostasi, la sedia episcopale e il cero pasquale realizzati dal Vassalletto.Sulla navata laterale destra, in corrispondenza del transetto, si trova l'ingresso alla Cripta, vero tesoro di questa chiesa. Per la qualità pittorica e la complessità dei temi affrescati su queste pareti, essa è considerata uno dei più importanti cicli pittorici d'arte medioevale.
Sempre lungo la navata destra, si trova anche l'ingresso al Lapidario e al Museo del Tesoro, che raccoglie paramenti sacri e oggetti d'uso liturgico, del XII-Xv secolo. 

LA BASILICA DI SANTA MARIA SALOME

Questa basilica, dedicata a Santa Salome, patrona e protettrice di Veroli, fu costruita nel 1209 quando, secondo le cronache medioevali, furono ritrovati i resti della pia donna, testimone del Calvario di Cristo.Sebbene violenti terremoti distrussero in parte il primo oratorio medioevale, i verolani non cessarono di venerare la Santa e non rinunciarono mai a ricostruire il suo tempio. La Chiesa, come la vediamo oggi, è frutto dei lavori di ristrutturazione, compiuti nel 1700 su richiesta dei vescovi de' Zaulis e Tartagni.L'interno, a tre navate, è ricco di belle tele e affreschi attribuiti al Cavalier d'Arpino, a F. Solimena, G. Passeri e G. Brandi, noti esponenti della pittura manierista e barocca. Poche ma interessanti sono le tracce della primitiva chiesa medioevale: si notino gli affreschi del XIII-XV secolo, sulla parte del transetto a sinistra e nell'oratorio sottostante, con l'ingresso dalla navata di destra.   Particolarmente elegante la Confessione, dove sono custoditi i resti di Santa Salome, che lasciò a Veroli un frammento della Croce di Cristo, murato nel dodicesimo giardino della Scala Santa, situata nella seconda cappella a destra, dove si può lucrare l'indulgenza plenaria, seguendo le indicazioni dettate da Benedetto XIV, nel 1751, e scritte sulla lapide a destra della scala. 

LA CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE DI ALATRI

Santa Maria Maggiore di Alatri, con la sua elegante facciata, contribuisce ad abbellire l'omonima piazza cittadina, dove anticamente si trovavano edifici di culto pagano. Sulla facciata a capanna è inserito, come un prezioso merletto, un grande rosone trilobato che consente d'illuminare l'interno altrimenti troppo buio.  
Sulla sommità della navata destra, si appoggia il bel campanile merlato. L'interno della chiesa presenta il duplice aspetto romanico e gotico, frutto della ricostruzione avvenuta dopo che, nel 1350, un violento terremoto distrusse in parte la chiesa.Preziose opere d'epoca medioevale sono custodite nella prima cappella di sinistra. Si tratta del gruppo ligneo della Madonna di Costantinopoli (XII sec.), capolavoro d'arte romanica, chiuso un tempo entro due pannelli laterali, dove sono scolpite le scene della vita di Maria e di Cristo, mentre il Trittico del Salvatore, sulla parte destra, è opera autografa del pittore Antonio d' Alatri (XV sec), seguace di Gentile da Fabriano.Sull'altare, si trova il fonte battesimale, la cui vasca è sorretta da tre talamoni (XIII sec), che esprimono gesti enigmatici; si fa notare, per la sua raffinata decorazione e per l'equilibrato senso architettonico, il piccolo tabernacolo rinascimentale (parete laterale della navata destra), scolpito evidentemente da un artista dalla grande capacità tecnica. 

LA CATTEDRALE DI SAN DOMENICO DI SORA

L'Abbazia di San Domenico è ubicata alla periferia di Sora, quasi sulle sponde del fiume Fibreno, affluente del Liri, e fu eretta, nel 1011, sui resti della villa agreste della famiglia di Cicerone.  Il suo aspetto attuale lo si deve ai lavori di restauro, compiuti dopo che un violento terremoto, nel 1915, distrusse gran parte dell'edificio. L'interno della chiesa è a tre navate, con transetto rialzato, per lasciare spazio alla cripta sottostante, che rappresenta l'ambiente più suggestivo di questo edificio. Essa è del tipo “ad oratorio” ed è costituita da materiale di spoglio, coperta con volte a crociera. Lo spazio è ripartito in tre navate da 16 colonne, tutte disuguali e provenienti da edifici pagani. Nell'abside maggiore, è posto l'altare in marmo (dono di Clemente XI,1706), dove si trovano le spoglie di San Domenico di Foligno, morto nel 1031, in età avanzata, dopo aver fondato importanti monasteri benedettini in Ciociaria. Sul lato sinistro della Chiesa, si nota il prospetto anteriore di un monumento funebre ad opera quadrata (I sec. a.C.) dove è posta una lapide, che ricorda la nascita in questo luogo del famoso oratore romano M. T. Cicerone.Anche sui fianchi esterni della chiesa, si trovano numerosi bassorilievi di monumenti funerari di condottieri romani, risalenti al I sec. a. C. 

CHIESA SANTUARIO DI S. MARIA DEL PIANO DI AUSONIA - Incerta è la data della prima costruzione di questa Chiesa, di cui le tracce più antiche sono rappresentate dal ciclo di affreschi della cripta.La Chiesa, molto danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, è in stile barocco nel primo tratto, fino al presbiterio, e in stile medioevale.Di grande pregio, è il pavimento che un tempo decorava l'altare maggiore e oggi collocato in sacrestia: esso è uno splendido esempio di maiolica napoletana del 1700.Da una stretta scalinata, si accede alla cripta romanico bizantina del X secolo, divisa in un ambulacro comunicante con tre cappelle, dove si trova un suggestivo ciclo di affreschi, che narrano la vita e la storia di S. Remicarda.
IL SANTUARIO DELLA MADONNA DI CANNETO DI SETTEFRATI - Il Santuario della Madonna di Canneto rappresenta una delle mete di pellegrinaggio più importanti per i fedeli che, dal Lazio, dall'Abruzzo e dal Molise, nei giorni compresi tra il 18 e il 22 agosto, vengono numerosi a rendere omaggio alla Madonna Nera, custodita nella Chiesa. Il Santuario, di origine medievale (sec. XII), sorge nel cuore dell'omonima valle, sui resti di un tempio pagano dedicato alla dea Mefiti, dove i pastori rinnovavano il loro patto do fratellanza. E' situato nel territorio del comune di Settefrati, incastonato nel cuore del versante laziale del Parco Nazionale d'Abruzzo e del Molise, da dove si gode un meraviglioso panorama su una delle più suggestive e caratteristiche zone della Ciociaria, la Valle di Comino.

LA CHIESA DI SANTA MARIA DELLA LIBERA DI AQUINO - La chiesa venne edificata nel 1125, per volere di due nobildonne, Ottolina e Maria, raffigurate nel mosaico sul portale d'ingresso della chiesa. Il nome le deriva dall'aver preso il posto del tempio pagano, dedicato ad Ercole liberatore, di cui sono stati usati molti frammenti. La facciata, molto austera, è preceduta da un portico a tre arcate: da notare sull'ultimo gradino della ripida scalinata, le tabulae lusorie, una sorta di dama per il gioco delle pedine, molto in voga tra i romani. L'interno, di austera semplicità, è a tre navate ed è coperto da un grande soffitto a capriate.Sul lato sinistro della chiesa si trova l'arco trionfale di Marcantonio, con colonne binate e capitelli corinzi. Esso è una delle tante testimonianze d'epoca romana, rinvenute su questo territorio un tempo attraversato dall'antica Via Latina, di cui resta ancora visibile un tratto di basolato stradale. 

LA CHIESA DI SAN NICOLA DI CASTRO DEI VOLSCI - Alle porte del borgo medioevale di Castro dei Volsci, si trova questa Chiesa di grande semplicità architettonica, decorata da affreschi di scuola benedettina, raffiguranti scene dell'Antico e Nuovo Testamento, disposte lungo le due pareti principali, e alcune figure isolate di Santi. Si consiglia una passeggiata nei vicoli del paese, nel cui Belvedere si erge il Monumento alla mamma Ciociaria.

LA CHIESA DI S. ANTONINO DI POFI - La Chiesa è dedicata a S. Antonino martire che, in questo luogo, fece scaturire una sorgente d'acqua. La facciata, molto semplice, è affiancata da una torre campanaria.Le modeste dimensioni e la semplicità della linea architettonica non lasciano presagire la presenza dello splendido affresco raffigurante il Giudizio Universale, di scuola umbro laziale (XV secolo), che orna la controfacciata della parte d'ingresso. 

 

Testi ed Immagini sono pubblicate per gentile concessione dell'A.P.T. di Frosinone 

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