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Chiesa dei Catalani - AAST Messina Cosa vedere a Messina
Una descrizione dei principali e più interessanti monumenti di Messina, il Duomo, le chiese i santuari e le fontane e il museo di Annibale.
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Chiesa di Santa Maria Alemanna
La chiesa risale alla metà del Duecento e fu fondata, insieme ad un ospedale contiguo, dai Cavalieri Teutonici: da qui il nome di "Alemanna" con cui è ancora oggi nota. I Cavalieri avevano qui il loro priorato e si servivano dell'ospedale per accogliere i reduci della Terra Santa e prestar loro cura. Dell'ospedale antico rimane una piccola traccia sotto forma di un archetto ogivale e un frammento murario nei pressi degli absidi della chiesa.
Quest'ultima, abbandonata dai cavalieri alla fine del XIV secolo e colpita da un fulmine all'inizio del Seicento, fu poi ulteriormente danneggiata dal terremoto del 1783 che ne fece crollare la facciata. Oggi è in via di restauro, dopo essere stata smontata pietra per pietra per permetterne il consolidamento.
Un bel portale di questa chiesa che rappresenta, per essere stata costruita da maestranze germaniche, il più puro esempio di architettura gotica della Sicilia, si trova al Museo.  Nell'ospedale dei Cavalieri, frattanto passato alla Confraternita dei Rossi, trovò ricovero, dopo la battaglia di Lepanto del 1571, il grande Miguel Saavedra Cervantes.

Chiesa SS. Annunziata dei Catalani
L'Annunziata dei Catalani sorge in uno dei luoghi più ricchi di storia di tutto lo Stretto. Nelle vicinanze, in epoca bizantina, si trovava "la darsena" della città a guardia della quale stava la fortezza del Castellammare.
La chiesa fu eretta tra il 1150 e il 1200 sui resti del tempio pagano di Nettuno. La sua architettura costituisce un notevole esempio di apporto di stili diversi su di un impianto tardo bizantino, tipico, per esempio, delle costruzioni dell'Ordine dei monaci basiliani.  Le loggette cieche e il gioco cromatico delle pietre all'esterno, così come gli archi a fasce bicolori dell'interno e la pianta allungata della chiesa, sono altrettanti indizi che rimandano all'oriente islamico e bizantino e a coeve esperienze dell'Italia continentale. La lunghezza delle navate era quasi doppia rispetto all'attuale: esse furono accorciate e la facciata rifatta a seguito di una alluvione che in epoca medievale causò il crollo della parte anteriore della chiesa. La denominazione di "chiesa dei Catalani" è rimasta all'edificio da quando, nel XVI secolo, il senato Messinese lo assegnò alla potente consorteria dei mercanti catalani che ne fece la propria sede e pose lo stemma di Catalogna sul portale principale. Il forte scarto di quota del piano su cui sorge la chiesa, rispetto a quello stradale moderno, si deve alla congerie di macerie causate dal terremoto del 1908 e poi spianate per la ricostruzione.

Il Monte di Pietà
Il Monte di Pietà, i resti della chiesa della Pietà e la spettacolare scalinata, si trovano lungo l'attuale Via XXIV Maggio, che ricalca il percorso dell'antica via del Duomo (qui detta dei Monasteri) della vecchia Messina.
Il complesso è oggi mutilo di molte sue parti (manca il piano nobile e il campanile, come pure tutto il fabbricato della chiesa eccetto parte della facciata). Il massiccio edificio del Monte, opera di Natale Masuccio, risalente al 1616, è un bell'esempio di architettura manieristica e fu eretto quale sede di un'istituzione tendente a contrastare l'usura.  La gestione era affidata alla confraternita religiosa degli "Azzurri" che si riuniva nella retrostante chiesa della Pietà, costruita dopo la metà del XVI sec., sul luogo di una più antica chiesa di rito greco abbattuta, San Basilio. Nel XVIII secolo si procedette a grandi lavori di abbellimento che comportarono la realizzazione del piano nobile dell'edificio del Monte, il campanile attiguo alla scalinata, opera degli architetti Placido Campoli e Antonio Basile, tra il Monte e la chiesa. Al centro della scalinata, la fontana rappresentante l'Abbondanza, disegnata da Ignazio Buceti , reca la data del 1741, anno del secondo centenario dalla fondazione del Monte di Pietà.

Il Duomo
La fondazione della chiesa risale ad epoca normanna ma solo nel 1197, presente l'imperatore Enrico VI di SveziaInterno del Duomo di Messina (padre di Federico II che a Messina vi soggiornò e fu sepolto), si dedicò la chiesa alla Vergine. Della fabbrica normanna oggi non rimane altro che l'impianto generale e l'insieme dell'aspetto esterno che l'architetto Valenti, dopo il terremoto del 1908, volle conferire sulla scorta della documentazione antica.
Il Duomo, almeno dal XIV secolo, subì trasformazioni. Ad opera del vescovo Guidotto de Tabiatis, la cui tomba, scolpita da Goro di Gregorio nel 1333, si ammira all'interno del transetto, si promosse la costruzione di un corpo aggiunto, lungo il lato sud esterno del Duomo, dalla decorazione a fasce bianche e nere e con belle finestre bifore.
Pure al XIV secolo risalgono il fonte battesimale del fiorentino Gaddo Gaddi ed i mosaici dei catini delle absidi: il centrale con un Cristo Pantocratore, quello a sud con San Giovanni tra San Nicola e San Basilio e quello a nord con la Vergine ed il Bambino tra Arcangeli, Santa Lucia e Sant'Agata. Dello stesso periodo sono i tre portali di facciata del Duomo con la grande decorazione a fasce policrome e pezzi scultorei, quasi totalmente ricomposta dopo i bombardamenti del 1943. Il portale centrale è di Baboccio da Piperno e mostra figure di re e di Santi; puttini intenti ad una vendemmia dal significato mistico; simboli degli Evangelisti ed araldici. Il timpano triangolare con Dio Padre sulla cuspide e il tondo con Cristo che incorona la Vergine furono aggiunti nel 1468 da Pietro di Bonate; la statua di Maria col Bambino, nella lunetta del portale, è del 1534: opera di Giovambattista Mazzeo.  Il secolo XVI vide radicali interventi anche all'interno dell'edificio. Il Montorsoli progettò un pavimento ad intarsi marmorei (oggi coperto dall'attuale) e la sistemazione, lungo le pareti delle navate laterali, dell'Apostolato.

Il carrarese Andrea Calamech scolpì il pulpito marmoreo; Jacopo Lo Duca la cappella del Sacramento nell'abside settentrionale.  A fine Seicento risale il baldacchino in legno e rame e il sottostante altare maggiore in marmi mischi, macchina scenografica destinata a mettere in risalto il quadro della Madonna della Lettera (protettrice di Messina). L'altare, su progetto di Simone Gullì, fu iniziato nel 1628 e terminato a fine Settecento, con il concorso di molti artisti tra cui i grandi orafi Juvarra, autori dell'altro altare, in argento e oro, incassato in quello moderno al centro del transetto, con la raffigurazione della consegna della lettera agli ambasciatori di Messina da parte della Vergine. Nel 1930 fu posto nel Duomo quello che è il più grande organo a canne d'Italia e il terzo d'Europa: 5 tastiere, 170 registri, 16.000 canne distribuite nei due lati del transetto, dietro l'altare, sulla porta maggiore e sull'arco trionfale.

 

Il Campanile del Duomo
Martino Montanini, all'inizio del XVI sec. progettò quello che, con 90 m. di altezza, era il campanile più alto della Sicilia. Colpito da un fulmine nel 1588, fu rifatto da Andrea Calamech intorno al 1575.
Alla base del campanile si trovavano gli archivi della città dei quali gli spagnoli si impadronirono nel 1678, trasportandoli a Siviglia dove sono tuttora. Il vecchio campanile, danneggiato dal sisma del 1783, fu poco dopo demolito.
L'attuale, progettato dal Valenti, imita le forme del più antico. Fu costruito dopo il 1908 e, nel 1933, accolse il più grande orologio animato del mondo, opera della ditta Fratelli Ungerer di Strasburgo.

Fontana del NettunoFontana di Nettuno
La Fontana del Nettuno è stata realizzata da fra' Giovanni Angelo da Montorsoli nel 1557 su commissione del Senato di Messina e in stretta collaborazione con il grande umanista e matematico locale Francesco Maurolico.
Il Dio (il cui originale si trova nel museo insieme a Scilla) sorge calmo e invincibile con, in mano, il terribile tridente che scuote la terra; le mostruose Scilla e Cariddi incatenate ai suoi piedi, lanciano frattanto urla bestiali. La fontana, che nella collocazione cinquecentesca si trovava a pochi passi dal mare e con Nettuno rivolto verso la città, doveva essere ammirata con lo sfondo azzurro del porto, come se i personaggi raffigurati fossero appena sorti dalle acque e con il gesto di possesso di Nettuno riferito alla città.

La Galleria ed il Teatro Vittorio Emanuele
La Galleria inaugurata nel 1939 rappresenta l'opera più importante dell'ingegnere e architetto messinese Camillo Puglisi Allegra, esponente di rilievo della corrente di gusto eclettico in architettura.
Questo edificio è l'unico nel suo genere nel Mezzogiorno d'Italia insieme alla Galleria di Napoli. Il Puglisi Allegra, che ne disegnò personalmente tutte le decorazioni si ispirò in modo misurato e meditato ai modi del Settecento Siciliano. L'effetto di grande raffinatezza era completato dalle decorazioni in ferro battuto accoppiate a vetrate multicolori e ad una sapiente illuminazione elettrica tutta disposta dietro i cornicioni con effetti di luce radente.
Il Teatro denominato di Santa Elisabetta prima del 1861 è il solo esempio, nel centro storico e uno dei pochissimi in città, di architettura neoclassica. Fu costruito nel 1852 su progetto del napoletano Pietro Valente coaudiuvato dal Messinese Carlo Falconieri.
Il sisma del 1908 lo rese gravemente pericolante e successivamente si ebbe la perdita di tutta quanta la sala e il palcoscenico. Tra il 1911 e il 1916 il teatro fu ampliato nella parte posteriore dove fu ricavata una saletta auditorium ancora in uso intitolata al musicista messinese Antonio Laudamo.
Solo nel 1985 è stato riaperto al pubblico il nuovo teatro che conserva i muri perimetrali di quello antico e le sale della parte anteriore con stucchi e decorazioni neoclassiche. Al suo interno il soffitto è decorato con immagini che rievocano la "Leggenda di Colapesce" di Renato Guttuso.San Francesco Messina

Chiesa di San Francesco d'Assisi
E' il primo tempio eretto dall'Ordine Francescano in Sicilia. La prima pietra per la fabbrica, interamente finanziata dai Nobili Messinesi del Terz'Ordine, giunse da Napoli inviata dal Papa Alessandro IV nel 1255, regnanti gli Angioini.
La sua forma slanciata riecheggia architetture nordiche, originariamente aveva un convento e sorgeva fuori dalla cinta muraria.  Le possenti absidi, riedificate dopo il terremoto del 1908, sono state immortalate in un dipinto del grande Antonello. Pazientemente ricostruite anche il portale di facciata, il rosone, il portale laterale e parte del pavimento a intarsi di pietra. Dispersi grandi dipinti del XVI e del XVII secolo nonchè i più importanti monumenti sepolcrali (le tombe di Federico III d'Aragona e di altri componenti la sua famiglia). La chiesa è nota ai messinesi come l' "Immacolata" per la statua argentea della Vergine che vi si conserva.

Santa Maria della Valle, la "Badiazza"
I ruderi della antica chiesa e convento di Santa Maria della Valle, detta comunemente «la Badiazza», costituiscono uno dei più antichi ed interessanti monumenti della Messina medioevale. Essa è posta sul letto del torrente San Rizzo e si raggiunge dalla statale dei Peloritani passando, per disagevole cammino, attraverso il villaggio Scala e risalendo per breve tratto il greto. Appartenne ad un monastero benedettino fondato, forse, nel XII secolo.
È giudizio diffuso da alcuni storici che essa sarebbe stata costruita nel secolo XII o agli inizi del secolo successivo, vicino o sopra preesistenti costruzioni romane di cui si è trovata traccia. Devastata da un incendio nel 1282, sarebbe stata restaurata all'inizio del secolo XIV. Abbandonata dalle religiose, andate altrove, cadde sempre più in rovina. Le inondazioni, le manomissioni (sembra che nel XIX secolo si fosse impiantata nelle immediate vicinanze anche una piccola fornace di calce che utilizzava i blocchi di pietra calcarea della costruzione) l'hanno notevolmente danneggiata. Presenta pianta basilicale a tre navate con amplissimo santuario ed alto transetto a tre absidi; sopraelevata dalla restante chiesa e nel mezzo di essa, si innalzava, sorretta da quattro grossi piloni, una cupola sferica, ora caduta. Tale planimetria ricorderebbe - per somiglianza - quella di altre chiese messinesi, particolarmente quella della SS. Annunziata dei Catalani con la quale avrebbe in comune la cupola. Però questa si eleva su pennacchi cilindrici mentre quella di Santa Maria della Valle si elevava su pilastri con archetti degradati di cui sono rimaste chiare testimonianze.
Ai quattro angoli del santuario, all'altezza della imposta della cupola, erano vani quadrati, forse aventi funzione di matroneo. Pilastri quadrilobati sostengono le volte costolonate della navata centrale; i capitelli sono di varia composizione. All'esterno, il monumento si presenta come unica massa bloccata, geometricamente composta; le finestre archiacute, in regolare ordine, ed il coronamento di merli danno alla chiesa aspetto di costruzione civile fortificata.
Secondo autorevoli studiosi sembra che alla costruzione di essa abbiano contribuito maestranze di diversa cultura e origine.

Chiesa di San Tommaso

In via Romagnosi si trova la chiesetta di San Tommaso, quasi nascosta da edifici e muri ed inaccessibile al pubblico.  Sulle sue origini e sulla sua storia non si sa molto e tuttavia, nelle sue strutture essenziali, mostra di essere molto antica, forse di epoca bizantina, sebbene abbia subito trasformazioni nel '500 come si evince da una datazione "1530" visibile sulla trabeazione. Ha due sezioni: la prima coperta con volta a botte, la seconda quadrata con tamburo e cupola emisferica.

Santuario di Sant'Antonio
Messina, città di antichissime origini è fiera di aver dato i natali ad un suo illustre figlio il Beato Annibale Maria di Francia, alla sua indiscussa santità e al suo apostolico zelo, si deve la costruzione del Santuario di Sant'Antonio. Il Santuario è tra le chiese più importanti e conosciute di Messina ed è meta annuale per migliaia di pellegrini provenienti da ogni parte.
Il Santuario di Sant'Antonio sorge sul luogo dell'antico quartiere "Avignone" dove il Beato Annibale dal marzo del 1878 iniziò il suo apostolato a favore dei più poveri e bisognosi. Nel 1881, nelle casette di Avignone, viene inaugurata la prima cappella dedicata al Cuore di Gesù. Dopo il terremoto del 1908 venne impiantata una chiesa baracca, dono del Papa Pio X, nella quale il Beato Annibale proclamò Sant'Antonio "Singolarissimo e instancabile Benefattore nostro e di tutti quelli che alle nostre preghiere si raccomandano".  Nella notte del 26 aprile un misterioso incendio distrusse la piccola chiesa: durante l'incendio una donna del popolo gridò: "Non vi preoccupate, ora il Padre di Francia ne farà una tutta d'oro". Così il 3 aprile 1921 venne posta la prima pietra per la costruzione dell'attuale Santuario, prima chiesa in muratura costruita dopo il terremoto.  Il 4 aprile del 1926 si inaugurava la bellissima chiesa sotto il titolo "Tempio della Rogazione Evangelica del Cuore di Gesù" e " Santuario di Sant'Antonio". Tempio della Rogazione: è infatti la prima chiesa nel mondo dedicata alla preghiera per le vocazioni secondo il comando di Gesù "Pregate dunque il Padrone della messe, perchè mandi operai nella sua messe".

Il Museo Annibale di Francia - il Quartiere Avignone
All'interno dell'annesso istituto Antoniano è stato realizzato il Museo "Annibale di Francia" inaugurato nell'Anno Santo del "2000. La sua originalità è costituita dalla ricostruzione in scala 1:2 dell'intero "Quartiere Avignone" così come lo trovò il Beato Annibale nel primo incontro con i poveri che vi abitavano, detti comunemente "mignuri". Nel corridoio d'ingresso del museo si ammirano i disegni dell'Architetto Antonino Favaloro che , quale testimone oculare, riproduce fedelmente la topografia e la struttura del quartiere. All'interno del museo si può ammirare la preziosa statua marmorea del XVII sec. della Madonna delle grazie, firmata dallo scultore romano Vincenzo Tedeschi, il Presepe poliscenico che ritrae scene di vita del quartiere Avignone.  Si arriva così al museo vero e proprio, come per incanto il visitatore si ritrova in una Messina dell'800, attraverso una porta scorrevole ci si ritrova sull'antica Via Porta Imperiale con le rotaie del tram, le case che si affacciano sul quartiere, il Calesse di "Don Ciccio" e l'ingresso sulla via del Valore. Da questa via sterrata si ammirano i tre vicoli: nel primo vivevano i poveri residenziali; nel secondo confluiva tutta l'attività di quartiere, luogo di incontri e di ricreazione, su esso si affacciavano le tre officine: sartoria, tipografia e calzoleria; nel terzo vicolo si affacciavano la Cappella e le stanze dei Religiosi. Infine il visitatore può ammirare la stanza del Beato Annibale ricostruita nei minimi particolari.

Si ringrazia l'Azienda per il Turismo di Messina per la gentile concessione di testi ed immagini tratti dal sito www.azienturismomessina.it

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