Le rive di Trieste rappresentano un'ideale cerniera tra il Mediterraneo e la Mitteleuropa. Giungendo dalla panoramica Strada Costiera fungono da scenografia entrata in città restituendoci già al primo impatto visivo quella peculiare identità di città in bilico tra suggestioni centro europee e mediterraneità. I colori predominanti sono quelli che vanno a costituirsi attraverso la fusione della predominante grigio azzurra dei palazzi con quell'arancio di tanti tramonti che spesso influenzarono la tavolozza degli artisti triestini. Le Rive raccolgono testimonianze architettoniche ed urbanistiche che definiscono lo stile triestino costituitosi nel corso della storia e rappresentano il cardine su cui insiste maggiormente l'ideazione creativa di un piano regolatore che va a rileggere la sistemazione urbanistica per formulare nuove ipotesi più consone alle prospettive future. Nella Piazza della Libertà spicca il Palazzo Economo in stile neogreco (arch. Scalmanini) in cui si trova la Soprintendenza alle Belle Arti (che al secondo piano ospita la Galleria d'Arte Antica) e la Stazione Ferroviaria di stile neorinascimentale di cui si segnala l'atrio di ampie e proporzionate dimensioni (arch. Flattich, 1878).
La Piazza è anche il luogo da cui si diparte il Porto Vecchio, una sorta di città che attualmente è oggetto di una progettazione volta alla sua riqualificazione. Proseguendo lungo Corso Cavour, sulla sinistra, al n°13, vi è il Palazzo della Banca d'Italia, quindi quello delle Assicurazioni Generali (arch. Geiringer e arch. Zabeo, 1886, nella foto) assieme alle Ras tra le maggiori compagnie assicurative a livello internazionale.
Attiguo è il cosiddetto Grattacielo Rosso, in mattoni, di A. Berlam (1926-1928), edificio in cui si ravvisa uno sguardo alle esperienze europee ma soprattutto a quelle americane: è una sorta di grattacielo non concluso che possiede il fascino delle opere in divenire. Di fronte, sul lato prospiciente il mare, vi è l'ex Idroscalo (arch. R. Pollack, 1931) che documenta la volontà del periodo di reinventare Trieste come città moderna, tramite un collegamento tra navigazione marittima ed aerea. Come molte delle realizzazioni del periodo fonde elementi razionalisti a decorazioni di matrice classica (si vedano il telamone e la cariatide sovrastanti il portale d'ingresso) che vanno a creare un edificio eloquente. Lasciandosi alle spalle queste realizzazioni, sulla sinistra si apre lo scenografico Canale Grande che una volta giungeva sino alla Chiesa di Sant'Antonio Taumaturgo (Sant'Antonio Nuovo) e permetteva l'attracco alle navi cariche delle mercanzie orientali.
Non è una caso che presso uno dei lati d'entrata del canale sorga il Palazzo Carciotti (arch. M. Pertsch, 1802) vasto e raffinato palazzo di rappresentanza dell'omonimo commerciante greco, che lo utilizzò sia come residenza che come luogo di deposito. La bellezza del palazzo è legata alle sue proporzioni ma soprattutto, come gran parte dell'architettura triestina, alla facciata, che presenta uno zoccolo a bugnato sopra cui vi sono sei colonne ioniche scanalate. Le stesse si ergono fino ad una balconata che regge sei statue. Al di sopra conclude l'edificio una cupola in rame con un'aquila. L'atrio è decorato con statue di Antonio Bosa mentre la sala del piano nobile con opere di G.B. Bison. Proseguendo nell'itinerario lungo le rive sulla sinistra si incontrano l'ex Hotel de la Ville (arch. G. Degasperi, 1839), per decenni il più importante albergo della città, la chiesa greco-ortodossa di San Nicolò (1787, facciata arch. M. Pertsch, 1821) il Caffè Tommaseo.
I tre edifici ci riportano ad una Trieste dell'ottocento cosmopolita in cui il commercio si trasformava rapidamente in ricchezze che permisero di soddisfare i diversi appetiti, da quelli mondani a quelli prettamente culturali. Simbolo di questa commistione erano i caffè. A Trieste furono numerosissimi: luoghi di ritrovo, di lettura, di scambi relazionali. In un certo senso rappresentano sia il corrispettivo salottiero della “piazza esterna” cioè della comunità che si confronta sui temi della quotidianità, che quello contemporaneo di “piazza virtuale”: gli antecedenti del mondo di Internet e della comunicazione on line. Proseguendo lungo l'itinerario s'incontra l'edificio che ospita il Teatro lirico “Giuseppe Verdi” (inaugurato il 21 aprile 1801): la facciata principale, opera del Pertsch, impronta ad una sobrietà neoclassica, richiama il celebre teatro alla Scala di Milano opera di Piermarini, di cui il Pertsch fu allievo. L'interno è di Gianantonio Selva, autore anche della Fenice di Venezia. L'ottima acustica è stata da sempre uno dei tratti distintivi del Teatro per il quale Giuseppe Verdi scrisse lo Stiffelio. A documentare questo rapporto vi è un'iscrizione posta sulla facciata dell'ex Hotel de la Ville che testimonia la permanenza del musicista a Trieste proprio per questo scopo. Il teatro è stato oggetto di una radicale ristrutturazione ad opera dell'architetto Dino Tamburini.
Si apre quindi la spettacolare Piazza dell'Unità d'Italia appena trasformata (1999-2001) dell'architetto francese Bernard Huet con una sensibilità dovuta alla sua particolare propensione per la cultura neoclassica di matrice illuminista, che gli ha permesso di entrare in sintonia con quella cultura che vide la stessa piazza già nel 1870 essere oggetto di una radicale risistemazione ad opera dell'architetto Giuseppe Bruni.
La Piazza lega il Borgo Giuseppino a quello Teresiano ed è connotata ad una straordinaria ampiezza, dal suo affacciarsi sul mare e dalla serie eclettica di edifici che la caratterizzano. Tra essi rivolgendosi verso il centrale Palazzo Comunale (arch. G. Bruni, 1875), edificio legato a stilemi rinascimentali, manieristi e barocchi, sede del Municipio, e guardando a sinistra, con il mare alle spalle, vi è il Palazzo del Governo (arch. E. Hatmann, 1905) decorato con tessere musive dorate, Palazzo Stratti (arch. A. Buttazzoni, 1839) monumentale e rigoroso e Palazzo Modello, realizzato dallo stesso Bruni. Sulla destra vi è il maestoso edificio dell'ex Lloyd Triestino, ora sede della Regione Friuli Venezia Giulia. L'artefice fu l'austriaco Heinrich von Ferstel (1883) che produsse un edificio in stile rinascimentale. Da notare le belle fontane con sculture di Giuseppe Pokorny e Ugo Hardtl che, illuminate di notte, espandono sorgenti di luce riflessa.
Infine restano da citare l'ex palazzo Vanoli (1875), ora albergo, di buon gusto eclettico e Palazzo Pitteri (arch. U. Moro, 1780), unico superstite della piazza antecedente il 1870, d'impronta classicista. Prima di oltrepassare piazza dell'Unità d'Italia si suggerisce una passeggiata sul Molo Audace da cui si gode di un ottimo panorama della fascinosa scenografia costituita dai palazzi prospicienti le Rive. Lasciata alle spalle la piazza, si incontra, a sinistra, il grande albergo Savoia Excelsior (arch. L. Fiedler, 1912) che si impone alla vista come un maestoso scrigno prezioso che riporta ai tempi degli straordinari edifici alberghieri e delle “navi bianche”, e, a destra, la Stazione Marittima, opera di Giacomo Zammatio e Umberto Nordio (1928) architetto triestino particolarmente attento a coniugare il funzionalismo allo spirito modernista.
Dopo la Stazione Marittima il lato mare presenta uno spazio particolarmente ampio che si restringe in concomitanza con l'ex Pescheria (ing. Polli, 1913), di prossima apertura come sede espositiva polifunzionale. L'edificio unisce esigenze funzionali ad un'architettura Liberty ariosa in cui le predominanti sono il ferro e il cemento.
Il lato sinistro è invece costituito da un'infilata di edifici composti e decorosi di matrice neoclassica perlopiù utilizzati come residenza privata. Tra le altre si segnalano le case di Valentino Valle, il palazzo Vucetich del Buttazzoni e le case Sartorio di Degasperi e Pertsch.
Addentrandosi lungo le numerose strade perpendicolari situate tra la Piazza dell'Unità d'Italia e la bella e discreta Piazza Venezia, si giunge nell'ampia Piazza Hortis, ricco di alberi. Lì si trova un edificio che somma ben tre istituti: la Biblioteca Civica “Attilio Hortis”, ricca di oltre 400.000 documenti, rifugio quotidiano di Italo Svevo, il Museo Sveviano e il Civico Museo di Storia Naturale.
Al n°4 di Riva Grumula si distingue casa Stabile, edificio progettato da Max Fabiani in perfetto stile Jugendstil viennese: si noti l'idea della balconata vetrata curvilinea d'angolo. Di fronte ad esso vi è uno dei più antichi club velici d'Italia, lo Yacht Club Adriaco (arch. V. Presani, 1840), inoltre quello della Società Triestina della Vela e della Marina San Giusto.
Alla sinistra vi è il Lazzaretto San Carlo (o Lazzaretto vecchio) sede del Museo del Mare e all'incrocio con Riva Traiana la Stazione ferroviaria di Campo Marzio (arch. R. Seelig, 1907), elegante edificio liberty che evoca profumi orientali.
Di fronte vi è la Sacchetta, dove sono ormeggiate numerose imbarcazioni. In questa zona sono presenti gli stabilimenti balneari Ausonia e Alla Lanterna: il primo è un esempio di quella edilizia sportiva degli anni '20 e '30 in cui lo sport divenne pratica quotidiana, il secondo si distingue per un particolare regolamento che prevede una rigida separazione tra il settore femminile e quello maschile.
La zona della Sacchetta è definita dai moli Venezia, Sartorio e Fratelli Bandiera. In quest'ultimo trova sede uno splendido esempio di purismo neoclassico: è la vecchia Lanterna (arch. M. Pertsch, 1833).
Ringraziamo l'Agenzia di Informazione e di Accoglienza Turistica di Trieste per i testi gentilmente concessi e parte delle immagini qui pubblicate. La restante parte delle immagini sono pubblicate per gentile concessione dell'Archivio Turismo FVG.
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