Miti e leggende dello Stretto
I miti e le leggende si addicono allo Stretto di Messina per l'ambiente che provoca fenomeni naturali, le cui motivazioni, un tempo, sconfinavano nell'inconoscibile, nel mistero.
Una prima leggenda vuole Ulisse approdare qui in attesa di più adatte condizioni atmosferiche perchè lo stretto gli era stato indicato da Nausica come passaggio obbligato per ritornare ad Itaca.
Sulle due opposte sponde la presenza terrificante di Scilla (costa calabra) e Cariddi (costa sicula). Scilla, secondo la mitologia, era la splendida ninfa marina amata da Glauco che disdegnò le attenzioni della maga Circe che, per vendetta, avvelenò la fonte ove Scilla si bagnava trasformandola in un furioso mostro marino con sei terribili teste armate di denti mortali fagocitava i naviganti incauti che si avvicinavano alla rupe ove Scilla dimorava sedotti dal canto di procaci sirene. Cariddi era un grande gorgo limaccioso che ogni sei ore ingurgitava e rigettava onde nere o fragili legni (imbarcazioni). Mutua il nome dalla splendida fanciulla che osò sottrarre i buoi di Gerione ad Ercole che indispettito chiese al padre Zeus di punirla: fu fulminata da Zeus e cadde aprendo nel mare una voragine. Il Dio del vento Eolo soffiava forte verso lo stretto, Nettuno sbrigliava le correnti del suo mare determinando, a volte, condizioni atmosferiche proibitive per i naviganti costretti secondo la leggenda a chiedere lumi alla Vatessa Manto dimorante in un antro di capo Vaticano ove vaticinava ai tremebondi navigatori le condizioni meteo dell'insidioso stretto.
Altra leggenda riguarda Peloro, (da cui Peloritani) grande condottiero della flotta punica di Annibale, punito per aver sbagliato la rotta subendo un'imboscata della flotta romana proprio sullo stretto. Fu ucciso dal cartaginese mentre doppiavano il capo estremo della Sicilia che ha preso il suo nome.
Secondo la mitologia la falce con cui Zeus evirò il prolifico padre Kronos cadde nello stretto creando il porto naturale falcato (ricurvo) di Messina. E poi la leggenda di Colapesce, un campione subacqueo messo a dura prova dall'imperatore Federico II° di Svevia.
E' leggenda, che la Fata Morgana avesse un palazzo in fondo allo stretto e che Lei regina delle acque creasse costruzioni ed effetti fantastici utilizzando elementi naturali per creare ingannevoli miraggi. Fu un suo miraggio a far annegare, grazie ad immagini fallaci una parte dell'esercito Arabo intervenuti ad arginare i Normanni?
Ritornando al mostro di Scilla era forse la risacca a determinare l'effetto sonoro del latrare di una cagna? I sibili emessi dal mostro altro non era che il vento che si insinuava nelle anfrattuosità della mitica rocca. E le sei lunghe teste del mostro forse sono i sei capi (promontori) che vanno da Scilla a Villa S. Giovanni osservati da lontano dai naviganti fra le brume del mattino. Era tutto, dunque, frutto di una trasposizione mitologica di normali effetti naturali.
Fu storia o leggenda il passaggio sullo stretto di S. Francesco da Paola sul proprio mantello non avendo trovato alcuno disposto a traghettarlo da Catona a Messina?
Si ringrazia l'amministrazione comunale di Reggio Calabria, Ufficio del Turismo, per la gentile concessione di testi ed immagini qui pubblicati |