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Il Tiziano mai visto: la Fuga in Egitto e la grande pittura veneta | |
29 agosto 2012 - 12 anni di restauri al museo Ermitage e il primo capolavoro di Tiziano, imponente per dimensioni, torna a splendere: dopo 250 anni esce per la prima e unica volta dalla Russia e giunge a Venezia in una grande mostra. |
IL TIZIANO MAI VISTO: LA FUGA IN EGITTO E LA GRANDE PITTURA VENETA Venezia, Gallerie dell'Accademia 29 agosto - 2 dicembre 2012 Quella che era una semplice componente prende qui il sopravvento e trasforma il quadro quasi in paesaggio puro: una composizione in cui le figurette dei personaggi sacri sono davvero inglobate e partecipano al vasto respiro della natura. È un annuncio della Tempesta dello stesso autore (presente nel percorso espositivo insieme alla giovanile Madonna dell’Ermitage) indicata da sempre come l’opera che apre una fase nuova non solo del fare pittorico ma una Weltanschauung con riflessi ed esiti di particolare rilievo soprattutto nell’attività giovanile di Tiziano e dei giovani contemporanei. La grande tela di Tiziano è una delle opere meglio documentate del Rinascimento veneziano e la sua storia può essere ripercorsa quasi esattamente fin dal momento della sua creazione. ammirata da giorgio vasari e descritta anche nei libri del Ridolfi, La fuga in Egitto era stata quasi certamente commissionata da Andrea Loredan, un lontano cugino del doge Leonardo, per il suo nuovo palazzo sul Canal Grande. in russia il dipinto giunse nel 1768, acquistato da Caterina la Grande insieme a parte della celebre collezione del conte Heinrich von Brühl – primo ministro di Augusto iii di Sassonia, tra i più importati collezionisti e mecenati del Settecento – nella quale era confluita. Già l’anno seguente Jacob von Stählin nello scrivere le sue Cronache inseriva il telero nella «Lista dei più importanti dipinti della galleria di sua Maestà Caterina la Grande nel Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo». Trasferita successivamente presso il Tauride Palace, nel 1843 passò al Gatchina Palace, nella galleria dei dipinti, dove rimase sino al 1924. Fino ad oggi tra le opere meno studiate e più sfuggenti dell’artista, la Fuga in Egitto esprime poco della maniera matura e più nota di Tiziano e ancora meno dello stile tardo del grande maestro. Molti interrogativi insoluti hanno però finalmente trovato una risposta grazie al lungo e attento restauro avviato dal museo statale ermitage nel 2000 e alla conseguente “rivelazione” del dipinto, con la rimozione di accumuli di materiali presenti sullo strato pittorico e la cancellazione dei precedenti interventi che, per secoli, ne avevano compromesso la visione. L’esecuzione degli interventi è stata accompagnata, come spesso accade per questi casi, da un certo grado di cautela: prima di tutto è stato necessario lo studio e il reperimento di tutte le informazioni riguardanti i precedenti restauri dopodiché è stata eseguita un’accurata analisi tecnica sull’integrità e sulla condizione sia della tela sia degli strati pittorici. I primi resoconti relativi a restauri del dipinto sono giunti fino ai giorni nostri grazie a Jacob von Stählin: si riferiscono al gennaio 1769 quando la Collezione Brühl era ancora situata nel Palazzo d’Inverno. I successivi spostamenti dell’opera non furono accompagnati da un significativo sforzo conservativo. In seguito al ritorno dell’opera all’Ermitage, nel 1924, furono realizzati invece solo alcuni interventi preventivi. Nel corso degli attuali restauri, conclusi nel marzo di quest’anno, la luce infrarossa ha rilevato alcuni aggiustamenti/pentimenti dell’autore (la zampa alzata dell’asino e il contorno di alcune figure di animali sono bidimensionali) ma non sono stati evidenziati cambiamenti significativi della composizione generale. la scoperta più sorprendente e inaspettata è stata però fornita dallo studio a raggi x del dipinto, che ha rivelato come l’autore avesse inizialmente abbozzato una composizione totalmente differente – tre figure in scala più piccole di quelle rappresentate nella Fuga in Egitto posizionate nel centro del dipinto – il cui soggetto è riconducibile a quello dell’Adorazione del Bambino. L’Adorazione del Bambino, visibile nelle foto a raggi x, fu inizialmente realizzata in un formato e in una misura della tela identica a quella della Fuga in Egitto, tuttavia sembra che l’artista avesse pianificato una relazione tra le figure e gli elementi del paesaggio totalmente differente rispetto a quella visibile ora. Ci sono moltissime ragioni che portano a considerare la Fuga in Egitto, realizzata nel formato del telero, come il primo capolavoro di grandi dimensioni creato da tiziano, databile intorno al 1507. Fu realizzato da un artista che si era appena trasferito dalla bottega di Bellini a quella di Giorgione e che fu sicuramente colpito dalla forte personalità creativa di quest’ultimo. Un’influenza che trova espressione principalmente nella scelta di Tiziano della composizione cromatica e nell’idea di posizionare le figure sullo sfondo di un paesaggio: un paesaggio immaginato come un idillio pastorale. Tuttavia, l’interpretazione di questi temi, la resa dei soggetti sia palesi che nascosti, evidenzia la ferma individualità artistica di Tiziano. Il concetto più importante espresso in questo dipinto è la manifestazione dell’intransigente innovazione del giovane artista. La prima idea, inizialmente tracciata, di rappresentare un’Adorazione posizionata contro un panorama così considerevole, riprende profondamente l’interpretazione dei temi di Giorgione ed è stata associato ad alcune versioni molto conosciute di opere del maestro di Castelfranco con gli stessi o simili soggetti. Tuttavia quest’opera testimonia l’attiva ricerca del giovane artista: rifiutando i tradizionali schemi compositivi, Tiziano sviluppa l’idea giorgionesca dello sfondo con paesaggio, seguendo direzioni differenti: accanto agli approcci e ai concetti più innovativi del Giorgione, l’influenza dei maestri olandesi, fiamminghi e tedeschi è chiaramente avvertita nel dipinto. L’iniziale interazione tra le figure e il paesaggio porta quest’ultimo a ottenere una qualità quasi panoramica: una concezione spaziale similare può essere rintracciata, ad esempio, nel Riposo durante la fuga in Egitto attribuita a Joachim Patinir, opera anch’essa custodita all’Ermitage. Tiziano però crea un allestimento iconografico per l’Adorazione atipico per l’arte veneziana: san Giuseppe regge la fascia in cui è avvolto Cristo, un motivo questo che l’autore del dipinto ha preso in prestito dagli artisti olandesi. Se l’artista si era dimostrato uno sperimentatore nell’Adorazione con bambino – aggiungendo qualcosa di innovativo – ha scelto invece un approccio tradizionale nella Fuga in Egitto creando una composizione ispirata agli affreschi di Giotto, di analogo soggetto, presenti a Padova nella Cappella degli Scrovegni. Muovendo le figure verso la sinistra del dipinto, Tiziano ha così conferito un movimento calmo e cadenzato lungo tutto il piano del dipinto. La rigorosa concisione di questa composizione ispirata a Giotto, ricolma dei ricchi toni della tavolozza ad olio dell’artista e combinata con la pezzata vegetazione in primo piano e il paesaggio ben sviluppato nello sfondo, fa sì che il dipinto somigli più a un arazzo che a un affresco. Dopo la pulitura, le figure dei personaggi principali sono cambiate totalmente: la tonalità dei loro indumenti è mutata in maniera spettacolare, sia in termini di colore sia nella modellazione di luci e ombre, che ora dimostra di avvicinarsi maggiormente alle prime opere dell’artista. la relazione tra le figure e lo sfondo, rilevata grazie a quest’ultimo restauro, ha donato un tono di monumentalità all’opera, mentre la composizione così incorniciata conferisce alla Fuga in Egitto una certa qualità arcaica. Il prototipo dell’angelo si riaggancia sia agli angeli del Bellini sia ai cosiddetti “pageboys” di Giorgione, tuttavia i temi di Giorgione sono resi in modo più sorprendente nel paesaggio. Lo sviluppo intricato della vegetazione, presentata in primo piano nell’opera di Tiziano, mostra la stessa precisione da “manuale di botanica” che si ritrova in Leonardo, Dürer e alcune volte proprio in Giorgione (semplicemente comparando il primo piano della Giuditta), ma con un’umanità e un senso del vero che stupiscono. È noto che dopo la creazione della Fuga in Egitto Tiziano non tornò mai più su questo soggetto, anzi che nel panorama artistico di Venezia solo Jacopo Bassano sembra abbia affrontato questo tema, quasi trent’anni dopo, scegliendo però, accidentalmente, la stessa composizione di Giotto e di Tiziano. (tratto da Irina Artemieva) |
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