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Arturo Vermi: "Diario della felicità" in mostra a Palazzo delle Paure di Lecco |
Al Palazzo delle Paure di Lecco, dal 15 marzo all'8 giugno 2025, la mostra "Diario della felicità" presenta 60 opere di Arturo Vermi, precursore del minimalismo italiano e protagonista degli ambienti artistici milanesi dagli anni '50 agli '80. |
Dal 15 marzo all'8 giugno 2025, Palazzo delle Paure di Lecco ospiterà la mostra "Arturo Vermi. Diario della felicità", prima esposizione di un nuovo ciclo dedicato ai maestri della scena artistica del territorio lecchese e brianzolo. L'evento, curato da Simona Bartolena, porta alla luce l'opera di uno degli artisti più significativi e innovativi del panorama artistico italiano della seconda metà del Novecento. Arturo Vermi (1928-1988), nato a Bergamo ma che ha trascorso gran parte della sua vita nella Brianza lecchese, è stato un protagonista indiscusso degli ambienti creativi milanesi e briantei dalla fine degli anni Cinquanta fino agli anni Ottanta. La sua figura rappresenta quella di un artista capace di superare i confini territoriali, ottenendo riconoscimenti anche a livello internazionale, pur mantenendo un profondo legame con il territorio che lo ha accolto. "Inauguriamo la prima esposizione del nuovo ciclo di Grandi mostre promosse da ViDi Cultural in collaborazione con il Comune di Lecco", afferma Simona Piazza, Assessore alla Cultura del Comune di Lecco, "e lo facciamo con la personale di un artista locale in grado di ottenere riconoscimenti anche a livello internazionale come Arturo Vermi. Prosegue così il percorso culturale voluto dall'Amministrazione comunale e finalizzato alla valorizzazione dell'arte con un occhio di riguardo alle connessioni con il nostro territorio". La rassegna, prodotta e realizzata da ViDi cultural e Ponte43, in collaborazione con il Comune di Lecco, il Sistema Museale Urbano Lecchese e con l'Associazione e Archivio Arturo Vermi, analizza il percorso creativo dell'artista attraverso oltre 60 opere che ripercorrono l'intera sua carriera. Il visitatore potrà apprezzare i lavori giovanili, improntati all'Informale, fino a quelli della sua piena maturità artistica. Sebbene l'esposizione proponga esempi rappresentativi di tutti i grandi cicli dell'artista, una particolare attenzione è rivolta alle tendenze minimaliste che hanno caratterizzato il lavoro di Vermi, di cui fu uno dei precursori italiani. Serie come le "Lapidi", i "Diari" e le "Presenze", in cui un singolo elemento occupa una posizione calibratissima nello spazio, testimoniano la sua capacità di esplorare il minimalismo con una sensibilità unica e personale. "Nei segni essenziali, ridotti a un unico sicuro gesto, di Vermi", afferma la curatrice Simona Bartolena, "si nasconde la memoria collettiva, essi sono luoghi nei quali la dimensione universale incontra quella privata, la vita reale – quella sostanza fisica che Vermi non perderà mai di vista – si apre alla luce eterna dell'oro. Sono i segni reiterati e ossessivi dei Diari, ma anche quelli singoli, esatti, delle Presenze e delle Marine e quelli nervosi, più dinamici e rapidi, dei Paesaggi: tutti vivono nello spazio materialmente circoscritto ma concettualmente infinito della tela abitando l'unico posto che gli è destinato. È sorprendente la perfezione con cui l'artista sceglie la posizione in cui collocare la presenza segnica; in perfetto equilibrio, la composizione trova sempre la propria logica e la giusta armonia". Un aspetto fondamentale dell'opera di Vermi è il suo rapporto con il minimalismo, che per lui non rappresenta un fine in sé, ma un mezzo per esplorare le dimensioni invisibili della realtà. Il suo approccio riflette una visione spirituale e umanista che lo colloca piuttosto in dialogo con il minimalismo europeo o orientale. La filosofia orientale, in particolare il pensiero Zen, è infatti molto presente nell'opera dell'artista, che lo seguirà per tutta la vita e che diventerà protagonista della seconda fase della sua ricerca. Nato a Bergamo il 26 marzo 1928, Vermi inizia la sua attività lavorando in Pirelli, ma dedica il tempo libero alla pittura. Nel 1960 compie un viaggio a Parigi e le sue prime opere risentono dell'influenza del linguaggio informale. Un anno dopo, tornato a Milano, fonda con Verga, Sordini, Ferrari, La Pietra e Lucìa il Gruppo del Cenobio, e risalgono a questo periodo i suoi primi "Diari". Grande protagonista del vivace clima culturale del quartiere di Brera, frequenta anche le Botteghe di Sesto, altro punto di riferimento delle avanguardie artistiche dell'epoca. Nel 1967 la sua amicizia con Lucio Fontana si consolida, permettendogli di approfondire quel concetto di spazio che sarà poi fondamentale nella sua ricerca futura, quando la dimensione cosmica prevale in opere quali le "Piattaforme" e "100.000.000 di anni luce", quest'ultimo esposto alla Galleria San Fermo a Milano nel 1973. Il 1975, definito da Vermi anno "Lilit", segna un momento di svolta con l'elaborazione della sua "proposta di felicità", espressa nel primo numero della rivista "Azzurro", pensata per contenere solo buone notizie e che vedrà un secondo numero distribuito alla Biennale di Venezia nel 1978. A questo periodo risale anche il "Manifesto del disimpegno". Nel 1980 progetta e incide le "Sequoie", una sorta di tavole dei comandamenti che, l'anno successivo, durante un viaggio in Egitto con Antonio Paradiso e Nanda Vigo, restituirà simbolicamente a Mosè sul monte Sinai. Negli anni a seguire nascono i "Colloqui" e il ciclo "Luna-Terra-Sole", che spingono l'artista a riavvicinarsi alla figurazione. La sua ricerca della felicità lo porta a identificare nell'orologio una delle cause principali dei mali dell'umanità. Progetta quindi "L'Annologio", un "misuratore di tempo più umano" basato sullo scorrere delle stagioni. Sviluppa inoltre riflessioni, tristemente attuali e in anticipo sui tempi, sulle condizioni del nostro pianeta, con opere e azioni quali "Com'era bella la Terra". Arturo Vermi muore a Paderno d'Adda (Lecco) il 10 ottobre 1988, lasciando un'eredità artistica ricca e profonda che continua a ispirare le nuove generazioni. La mostra "Arturo Vermi. Diario della felicità" è accompagnata da un catalogo realizzato da Ponte43 per le edizioni ViDi cultural e rappresenta un'opportunità unica per riscoprire l'opera di un artista che ha saputo coniugare l'arte con una ricerca profonda del significato dell'esistenza umana. Informazioni pratiche: |
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