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Il Vittoriano
Il Vittoriano, situato in Piazza Venezia, è un maestoso monumento dedicato al Padre della Patria, ovvero il primo re d'Italia, Vittorio Emanuele II di Savoia. Per il suo nome, molti pensano si tratti di un tributo alla vittoria: in realtà il nome Vittoriano deriva, appunto, dal nome del re Vittorio Emanuele.
Il concorso per l'affidamento dei lavori, indetto nel 1882, fu vinto da Giuseppe Sacconi, giovane architetto marchigiano. La prima pietra venne posta nel 1885, nel 1911, alla presenza di Vittorio Emanuele III, venne inaugurata la grandiosa statua equestre che lo rappresenta (alta 12 metri e lunga 10). Altare della Patria, piazza Venezia 
Sulla scalinata si trova l'Altare della Patria, realizzato dallo scultore Angelo Zanelli, che, contrariamente a quanto si crede, è solamente una piccola parte del complesso. Nell'Altare della Patria è conservato il Milite Ignoto: la salma sconosciuta di un caduto della Prima Guerra Mondiale, simbolo dell'eroismo e scelto in rappresentanza di tutti i soldati che non hanno potuto avere una tomba con il loro nome.
All'interno del Vittoriano ha sede il Museo del Risorgimento che raccoglie cimeli, dipinti e documenti legati ai più importanti avvenimenti e personaggi del Risorgimento, come Garibaldi, Mazzini e Cavour.
Il Sacrario delle Bandiere, sempre situato all'interno del Vittoriano, custodisce le Bandiere di guerra di reparti militari disciolti, degli istituti militari e dei corpi armati dello stato, nonché numerosi cimeli relativi alle guerre a cui questi corpi hanno preso parte.


Castel Sant'Angelo
La fortezza, costruita dall'architetto Demetriano fra il 117 ed il 138 d.C., fu costruita per volere dell'imperatore Adriano, come mausoleo monumentale per se ed i suoi discendenti. L'edificio era dominato dalla statua dell'Imperatore, personificazione del dio Sole.
Nel 1277 d.C. Castel Sant'Angelo divenne proprietà della Chiesa e venne trasformato in una fortezza-prigione (in cui furono rinchiusi, tra gli altri, Benvenuto Cellini e Giuseppe Balsamo conte di Cagliostro), in particolare, papa Niccolò III, realizzò il celebre “passetto”, corridoio coperto che collega San Pietro a Castel Sant'Angelo.Castel Sant'Angelo, Roma
Il nome di Castel Sant'Angelo deriverebbe da un evento miracoloso avvenuto durante la peste del 590 d.C.: durante una solenne processione, papa Gregorio Magno avrebbe avuto la visione di un angelo che rinfoderava la spada fiammeggiante, per simboleggiare la fine della peste. A memoria dell'evento, sul vertice della Mole Adriana, venne posta una statua in legno, in seguito sostituita da più versioni in marmo e bronzo; la statua attuale è opera dell'artista Werschaffelt e risale al 1753 d.C.
L'interno dell'edificio, oggi sede del Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo, è composto di cinque piani ed ingloba oltre a numerosi ambienti di epoca romana anche diverse sale affrescate di progetto rinascimentale.   
Il Castello è unito alla sponda sinistra del Tevere per mezzo del Ponte Elio, oggi chiamato Ponte Sant'Angelo. La struttura è decorata dalle statue in marmo di dieci angeli, con i simboli della passione di Cristo (opera di Gian Lorenzo Bernini).


La Cappella Sistina
Interno di San PietroLa Cappella Sistina, situata alla destra della Basilica di San Pietro, venne costruita tra il 1475 ed il 1483, all'epoca di Papa Sisto IV della Rovere. Il progetto è opera di Baccio Pontelli ed i lavori di costruzione furono supervisionati da Giovannino de' Dolci.  
È conosciuta in tutto il mondo sia per essere la sala nella quale si tiene il conclave, che per essere stata decorata da Michelangelo Buonarroti
La cappella è di forma rettangolare e misura 40,93 metri di lunghezza per 13,41 di larghezza (le dimensioni del Tempio di Salomone, così come vengono riportate nell'Antico Testamento). L'altezza è di 20,70 metri, il pavimento (del XV secolo) è composto da tarsie policrome in marmo ed una transenna in marmo di Mino da Fiesole, Andrea Bregno e Giovanni Dalmata divide la cappella in due parti; quella più ampia è riservata alle cerimonie religiose, quella più piccola è per i fedeli.
Durante le cerimonie importanti, i muri laterali sono coperti da alcuni arazzi di Raffaello che riproducono eventi tratti dai vangeli e dagli atti degli apostoli.
I dipinti sui muri vennero eseguiti da Pietro Perugino, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, Luca Signorelli e dai loro rispettivi laboratori, dei quali facevano parte Pinturicchio, Piero di Cosimo e Bartolomeo della Gatta.
Michelangelo Buonarroti venne incaricato da Papa Giulio II della Rovere, nel 1508, per ridipingere il soffitto, che originariamente raffigurava delle stelle dorate su un cielo blu; il lavoro venne completato tra il 1508 e il 1 novembre 1512.
Michelangelo dipinse il Giudizio Universale sopra l'altare, tra il 1535 e il 1541; lavoro commissionato da Papa Paolo III Farnese.
Il primo strato di gesso cominciò ad ammuffire perché era troppo bagnato. Michelangelo dovette rimuoverlo e ricominciare da capo, ma provò una nuova miscela, chiamata intonaco, creata da uno dei suoi assistenti, Jacopo l'Indaco.
Michelangelo venne incaricato di dipingere solo 12 figure, gli apostoli, ma quando il lavoro fu finito ve ne erano presenti più di 3.000.
Il Giudizio Universale fu oggetto di una pesante disputa tra il Cardinale Carafa e Michelangelo: l'artista venne accusato di immoralità e oscenità, poiché aveva dipinto delle figure nude all'interno della più importante chiesa della cristianità, perciò una campagna di censura venne organizzata per rimuovere gli affreschi. Il Maestro di Cerimonie del Papa, Biagio da Cesena, disse che l'affresco era più adatto a un bagno termale che a una cappella, e così, Michelangelo, raffigurò i suoi tratti nella figura di Minos, giudice degli inferi. Si narra che quando Biagio da Cesena si lamentò di questo avvenimento con il Papa, il pontefice rispose che la sua giurisdizione non si applicava all'inferno, e così il ritratto rimase incensurato.
In coincidenza con la morte di Michelangelo, venne emessa una legge per coprire i genitali e così Daniele da Volterra, un apprendista di Michelangelo, coprì i genitali delle figure con delle specie di perizomi.
Quando l'opera venne restaurata nel 1993, i restauratori scelsero di non rimuovere i perizomi di Daniele; comunque, una copia fedele e senza censure dell'originale, di Marcello Venusti, è oggi a Napoli al Museo di Capodimonte.


La Basilica di San Pietro
La costruzione di San Pietro fu iniziata sotto Papa Giulio II, nel 1506, e si concluse nel 1612, regnante Papa Paolo V e fu consacrata nel 1626 da Urbano VIII.Basilica di San Pietro
Si tratta in realtà di una ricostruzione, dato che nello stesso sito, sorgeva un'altra basilica fatta costruire dall'imperatore Costantino nel luogo in cui la tradizione vuole che San Pietro fosse stato crocifisso e sepolto.
La basilica, originariamente abbellita con opere di Giotto, a metà del XV secolo, venne ristrutturata per volere di Nicolò V e, alla morte di quest'ultimo, i lavori furono ripresi da Giulio II ed affidati al Bramante, il quale demolì completamente la vecchia basilica, progettandone una nuova a pianta centrale.
La Basilica ha una lunghezza di 186 metri, la cima della cupola è alta 119 e la superficie totale supera i 15.000 metri quadrati. L'altare principale della basilica, che secondo la tradizione è posto sopra la tomba di San Pietro, è coperto da un baldacchino sorretto da quattro immensi pilastri del Bernini.  
 Nel 1603 papa Clemente VIII affidò la decorazione a mosaico della cupola al Cavalier d'Arpino, la realizzazione delle pale d'altare, invece, fu affidata a Pomarancio, Cesare Nebbia, Francesco Vanni, Bernardo Castello, Giovanni Baglione.
Carlo Maderno costruì la facciata, la navata e la confessione a ferro di cavallo aperta davanti l'altare maggiore; il rilievo posto sotto l'entrata principale (raffigurante “la consegna delle chiavi” è di Ambrogio Bonvicino; mentre gli affreschi della confessione sono opera di Giovan Battista Ricci.
Molti famosi artisti lavorarono alla "Fabbrica di San Pietro": Raffaello Sanzio (che modificò la pianta a croce greca in una a croce latina), Michelangelo (che riportò la pianta a croce greca ed eseguì il disegnò della cupola), Carlo Maderno (che tornò di nuovo alla pianta a croce latina).
All'interno trovano posto centinaia di statue e monumenti funebri del Bernini (artefice, inoltre, della sistemazione della piazza), di Antonio Canova e “La Pietà” di Michelangelo.  La basilica di San Pietro, per secoli è stata la più grande chiesa cattolica ma il primato le è stato tolto, nel 1989, dalla basilica di Yamoussoukro, nella Costa d’Avorio.


Villa Doria Pamphilj
Violla Dora PamphiliVilla Doria Pamphilj, con i suoi 184 ettari di estensione, è una delle più importanti ville storiche romane. L'apertura di Via Leone XIII, in occasione delle Olimpiadi del 1960, ha diviso in due parti il complesso: ad est il settore ricco di edifici, giardini storici, fontane, ad ovest quello più naturalistico e selvaggio.
Alcune parti della villa conservano alcune testimonianze d'epoca romana e medioevale:  importanti strutture funerarie di età romana; esempi di murature di età imperiale di grande pregio e un architrave decorato altomedievale.
E' tuttavia durante il pontificato di Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphilj), fra il 1644 ed il 1655, che l'area cominciò a configurarsi quale fastosa residenza nobiliare.
In quegli anni, infatti, il nipote di Innocenzo X, Camillo Pamphilj, fece edificare il Casino del Bel Respiro ed i giardini, ristrutturò l'edificio di Villa Vecchia e commissionò la realizzazione di alcune delle fontane del parco. All'interno del complesso operarono alcuni dei maggiori artisti del tempo quali Alessandro Algardi, Giovan Francesco Grimaldi, Gian Lorenzo Bernini.
L'acquisizione della Villa Corsini a Porta San Pancrazio, avvenuta nel 1856 ad opera del Principe Filippo Andrea V Doria Pamphilj, rappresentò l'ultimo grande ampliamento della Villa. L'ultima importante costruzione avviata nel parco fu la cappella funeraria, edificata fra il 1896 ed il 1902 nel Giardino del Teatro, su progetto di Edoardo Collamarini. La villa rimase di proprietà della famiglia Doria Pamphilj fino ai primi decenni del Novecento; l'intera Villa è oggi di proprietà del Comune di Roma, fatta eccezione per il Casino del Bel Respiro.


L'Isola Tiberina
L'Isola Tiberina, situata al centro del Tevere, nacque, secondo una leggenda, dall'accumularsi del fango sul grano che i romani gettarono nel fiume dopo aver scacciato l'ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo.
Con l'espansione di Roma, l'Isola Tiberina divenne centro dedicato alla medicina, come testimonia la presenza dell'Ospedale del Fatebenefratelli. Secondo la leggenda, per sconfiggere la peste che si era abbattuta su Roma intorno al 294 a.C., il Senato decise un tempio dedicato ad Esculapio (dio greco della medicina) ed inviò in Grecia una delegazione per prelevare la statua del dio. Al ritorno della delegazione, durante il viaggio sul Tevere, un serpente fu visto scivolare giù dalla barca e dirigersi verso l'isola: questo evento venne considerato come la volontà del dio Esculapio di far erigere il tempio sull'Isola Tiberina. Questo fatto, inoltre, impressionò molto i romani, che decisero di dare all'isola, la forma di una nave romana. Sull'isola sono tuttora visibili i resti del Castello dei Caetani, edificato a ridosso della Torre dei Pierleoni (X secolo), e la Chiesa di San Bartolomeo

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