Il Museo Nazionale del Cinema
Il Museo, situato all'interno della Mole Antonelliana, l'edificio in muratura più alto d'Europa, ha una superficie complessiva di 3200 mq distribuita su cinque piani.
Il primo progetto di costruire un museo italiano del cinema risale al 1941, quando Maria Adriana Prolo (studiosa della storia cinema e collezionista) iniziò a coltivare quest'idea con il sostegno di alcuni pionieri del cinema.
Nel 1953 venne costituita l'Associazione Museo del Cinema, che annoverava tra i soci fondatori il regista Giovanni Pastrone, lo sceneggiatore Augusto Ferraris, lo scrittore e critico cinematografico Mario Gromo, l'architetto Leonardo Mosso, Carlo Giacheri e il giornalista Bruno Ventavoli. Inizialmente l'esposizione dei cimeli raccolti fu ospitata in un'ala di Palazzo Chiablese ed ospitò alcune importanti manifestazioni, rassegne ed esposizioni temporanee. Attualmente, il festival più importante e prestigioso ospitato dal Museo Nazionale del Cinema, è il Torino Film Festival.
Nel 1991 Maria Adriana Prolo morì e nel 1992 il museo divenne fondazione e prese il suo nome. Nel luglio 2000 venne inaugurata la nuova sede del museo, all'interno della Mole Antonelliana, allestita su progetto dell'architetto François Confino.
In occasione dei Giochi Olimpici di Torino 2006 l'allestimento è stato completato con nuove postazioni multimediali e tre nuovi ambienti dedicati al western, al musical e alla fantascienza.
Il Museo Nazionale del Cinema ospita una sezione dedicata all'Archeologia del Cinema: macchine ottiche pre-cinematografiche, attrezzature antiche e pezzi provenienti dai set dei primi film italiani permettono di conoscere e sperimentare le tecniche che hanno preceduto la nascita del cinema.
Nella sala principale situata al centro della Mole vi è l'Aula del Tempio, una grande sala in cui i visitatori si accomodano su confortevoli chaises longues ed assistono alla proiezione di due filmati in 35mm e ammirano i giochi di luci e gli effetti speciali proiettati sulla cupola del monumento.
L’Aula del Tempio è circondata da dieci cappelle dedicate alla storia del cinema ed ai vari generi cinematografici e dalla sala parte infine la grande scala elicoidale che porta alla rampa dove si può ammirare la Collezione di Manifesti e le opere di giovani videoartisti.
Il museo conserva un'imponente collezione di manifesti cinematografici, film, pellicole, dipinti e stampe, documenti fotografici ed una biblioteca in costante ampliamento.
Significativa è anche la raccolta di costumi, la collezione di bozzetti scenografici (di successi come "Via col vento", "Il dottor Zivago" e disegni relativi ai film di Chaplin), oggetti di set (dei film " Il Casanova di Federico Fellini, "L'impero colpisce ancora", "Aliens"). Il Museo conserva oggetti unici come la bombetta di Charlot, il costume di Rodolfo Valentino, l'uovo di “Aliens”, la testa de lo “Squalo” di Spielberg ed alcuni oggetti di Marilyn Monroe.
All'interno del museo si trova anche un ascensore panoramico con pareti in cristallo trasparente, che effettua la sua corsa in una sola volta, senza piani intermedi, dai 10 metri della quota di partenza agli 85 metri del "tempietto" dal quale è possibile ammirare le aree espositive ed il panorama dall'alto della città.
Il Museo delle Antichità Egizie
Oltre tre secoli di storia hanno reso il museo egizio di Torino una delle più importanti collezioni egizie al mondo, seconda solo a quella del Cairo.
L'edificio fu progettato dall'architetto Guarino Guarini e realizzato nel 1679 da Michelangelo Garavone. Il progetto e la costruzione furono commissionati nel '600 dai Savoia quando acquisiscono dai Gonzaga di Mantova la "Mensa Isiaca", una tavola di bronzo raffigurante cerimonie religiose in onore della Dea Iside.
Nel '700 Carlo Emanuele III di Savoia invia in Egitto il naturalista Vitaliano Donati, per rinvenire ulteriori reperti: dalla spedizione nella Valle del Nilo pervengono a Torino tre grandi statue della dea Iside, le statue del faraone Ramesse II e della Dea Sekmemet.
Nel 1799 durante la spedizione scientifica dell'armata napoleonica nella Valle del Nilo, un ufficiale dell'esercito scopre, nella località di Rosetta, la famosa stele con scrittura geroglifica, demotica e greca che, nel 1822, verrà decifrata dal francese Jean-François Champollion.
Nel 1824 Carlo Felice di Savoia acquista la collezione di Bernardino Drovetti, ufficiale dell'armata Napoleonica nella campagna d'Egitto, composta da circa 30.000 pezzi provenienti principalmente dalla città di Tebe. La collezione era costituita da grandi statue, papiri, sarcofaghi con relative mummie,
oggetti di bronzo, amuleti, e numerosi oggetti di uso quotidiano. Tra il 1900 ed il 1903 l'allora direttore del museo, Ernesto Schiapparelli, riportò alla luce, interessanti reperti paragonabili (per quantità e qualità) alla collezione di Drovetti. I suoi scavi si focalizzarono attorno alle città di Giza, Eliopoli, Asjut, Valle delle Regine, Assuan ed i reperti interessavano un arco temporale vasto, dal periodo Predinastico (IV millennio a.C.) sino all'annessione all'Impero Romano (31 a.C.)
Una delle sculture più antiche della collezione è la statua della principessa Redi, scolpita nella diorite nel 2800 a.C. circa (III dinastia); più numerose sono le statue dei faraoni, delle divinità e dei dignitari del Nuovo Regno: Thutmosi III, Amenhotep II, Tutankhamon, il dio Amon, Horemheb, la regina Mutnegemet, la statua colossale di Sethi II e di Ramesse II.
Nel 1965 il museo egizio si impegnò in un'attività di salvaguardia di importanti monumenti della Nubia, minacciati di essere sommersi dal lago Nasser. Nel 1996 il Museo riceve in dono dall'Egitto, come segno di gratitudine, il tempio di Horus (proveniente dalla località di Ellesija), fatto edificare nel 1447 a.C dal faraone Thutmosi III.
Nel museo è presente anche una sezione dedicata alle mummie degli animali sacri collegati al culto delle divinità: ibis e babbuini (dio Thot), coccodrilli (dio Sobek), falchi (dio Horo), tori (dio Hapi), gatte (dea Bastet)
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