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Cjarsons della Carnia Itinerari enogastronomici in Friuli Venezia Giulia
Un viaggio in Friuli Venezia Giulia, terra di confini, monti, colline, laghi e mari, unisce il piacere della buona tavola e del buon bere ad una natura rigogliosa, varia ed accogliente e ad una storia millenaria.
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Nel cuore del Friuli

Prendiamo il centro geografico della regione, percorrendo un itinerario che parte poco a nord di Udine, per scoprire la tipica cucina friulana, quella dei grandi classici portabandiera del gusto furlan doc.

Iniziamo ad esempio da una delizia al formaggio che si può gustare a Tricesimo e a cui pochi sanno resistere: il frico. Di produzione antichissima, si presenta nella versione friabile o morbida, in cui assume la forma di un tortino preparato anche con patate, mele o erbe aromatiche.

Nella provincia udinese un settore gastronomico da non dimenticare è riservato al maiale ed ai suoi derivati: in primis, il salame friulano, prodotto con carne scelta miscelata con lardo e spezie, la salsiccia, la soppressa, la pancetta, il lardo, la Marcundela (trito di fegato, milza, reni e polmoni) e il musetto.

Alle porte di Udine si trova Tavagnacco, dove si producono prelibati asparagi bianchi che, assieme a quelli di Fossalon di Grado sono celebrati in numerosi eventi primaverili.

Palmanova (UD) foto aerea di VerinGiunti a Udine questa vi accoglierà con le sua antiche piazze, gli eleganti palazzi e le calde osterie dove bere un buon bicchiere di vino e locali dove assaporare piatti espressione di tutta la provincia, dal prosciutto di San Daniele alla trota affumicata, dal prosciutto cotto d'oca alla polenta con lardo e ricotta..

Scendendo più a sud troviamo Palmanova, la città dalla forma a stella a nove punte (nella foto) che, come i vicini comuni di Aiello e Chiopris Viscone, è conosciuta per la produzione di specialità d'oca quali salame, prosciutto crudo, cotto e petto affumicato.

A Villa Vicentina potrete assaggiare il baccalà e poi recarvi a visitare Aquileia, patrimonio mondiale dell'umanità per le sue preziose tracce romane e paleocristiane.

A Grado infine imperdibile è il famoso boreto a la graisana: un secondo a base di rombo o pesci misti; un'occasione per godere della bellezza della laguna di Grado e di tutti i suoi prodotti tipici è l'evento Laguna Golosa, che si tiene ogni anno la prima settimana di settembre.

Le valli degli antichi sapori

Sono luoghi, questi, da scoprire con i ritmi slow della vita di un tempo. Perchè Pordenone e le sue valli si esprimono con un mix unico di architetture rurali, corsi d'acqua limpidissimi, pittoreschi borghi e verdi boschi, da ammirare attraverso scorci sempre diversi a seconda della prospettiva di osservazione.

Qui nascono specialità figlie di una sapienza antica, che ha dovuto gestire in passato una quotidianità senza molte risorse. La pitina (chiamata anche petuccia, petina, petal) è nata nell'Ottocento dalla necessità di conservare la carne di selvaggina che non si poteva consumare subito. Venivano create delle polpette, spolverizzate con farina di polenta e messe sotto la cappa del focolare: per affumicarle si usava il legno di ginepro. Oggi si utilizza sempre più la carne di pecora o montone tritata e impastata con sale, pepe e finocchio selvatico; si consuma in molti modi: affettata e mangiata cruda, cotta alla brace oppure nel brodo di polenta.

Il formaggio Asìno invece, originario della zona di Clauzetto e Vito d'Asio, è un formaggio a pasta bianca fatto con latte bovino. Deve il suo inconfondibile gusto al processo di salatura nelle "salmuerie", salamoie invecchiate in tini di legno che arricchiscono il sapore del prodotto.

Per assaggiare invece, i gustosi formaggio e ricotta affumicata di malga e vedere le sorgenti del Gorgazzo, a nord di Polcenigo (che ospita anche il Museo dell’arte culinaria), potete partire dalla pedemontana del Livenza, quasi ai confini con il Veneto.

Salendo verso nord arriverete a Montereale Valcellina, da cui si entra, appunto, in Valcellina. Conoscerete così Barcis, con il lago dai riflessi verde smeraldo, Andreis, con i tipici ballatoi in legno e il Museo etnografico, Cimolais, una delle porte d’accesso al Parco naturale delle Dolomiti friulane, il più esteso della regione, dove potete scoprire i 300 metri di un’inedita guglia di roccia: il campanile di Val Montanaia.
Appena fuori Erto e Casso, dove occhieggiano case strette e lunghe, vedrete la diga del Vajont, teatro del noto disastro del 1963. In queste zone potete assaggiare il filon, lombata magra disossata, massaggiata con concia e affumicata con legno di faggio o ginepro. La brusaula (o “pindulis”) consiste invece in strisce di carne magra, conciata ed essiccata.

Proseguendo poi verso est, a Clauzetto potete visitare le Grotte verdi di Pradis, ad Anduins le fonti solforose e, più a nord, la suggestiva val Tramontina, dove nasce una particolare specialità: il formai dal cit, preparato con formaggio tagliato a pezzettini - proveniente da forme non perfettamente amalgamate - ricoperto di latte, panna e aromi naturali. Mescolato fino a creare una crema densa, veniva conservato in un recipiente di pietra: il cit.

Più a sud incontriamo Spilimbergo, suggestivo il centro storico, impreziosito dal duomo duecentesco e dal castello in cui spicca il Palazzo dipinto.
Qui, trovate salsicce tradizionali e il salame “punta di coltello”, baccalà e asparagi verdi in agrodolce.

Un grande villaggio

La Carnia dischiude agli occhi dei visitatori un mondo magico: un grande “villaggio” con sette valli che solcano le Alpi carniche, al confine con Austria e Veneto.Prosciutto crudo FVG - foto di A. Castiglioni
Percorrendo queste terre che hanno custodito intatti un coloratissimo universo folcloristico e un’affascinante natura, sembrerà di sentire ancora il profumo delle spezie dei cramârs, i venditori porta a porta ante litteram, che tra il Cinquecento e l’Ottocento si spingevano fin oltre le Alpi, nei paesi germanofoni, per vendere spezie e stoffe.
Qui, le erbe spontanee vengono usate per arricchire primi piatti, frittate e anche secondi, per regalare al palato intensi piaceri.
Ce n’è per tutte le stagioni (e per tutti i gusti), tra verza e radic di mont (radicchio di montagna) d’inverno, zucca in autunno, asparagi e sclopit in primavera e in estate. E persino fiori di lavanda e di sambuco.
Le erbe sono utilizzate anche per preparare i cjarsons tipico piatto regionale, ravioli semidolci ripieni di un impasto di erbette varie o di patate, con un misto di uvetta e qualche volta anche cioccolata, conditi, dopo la cottura, con burro fuso e cannella; ciascuna famiglia e ciascun ristorante vantano una ricetta personale gelosamente custodita.
I frutti, poi, costituiscono la base per specialità artigianali come sciroppi di olivello spinoso e di tarassaco, succo di mele e marmellate.
Da non dimenticare, i fagioli borlotti di Carnia, il Formadi frant, l’Aglio di Resia, l’Ont (il burro fuso), i funghi, i frutti di bosco, il miele di montagna, il mais da polenta di Carnia e i savôrs, un mix di verdure tritate ricchissime di sapore, confezionate in vasetti di vetro. Innumerevoli sono gli itinerari da percorrere per scoprire cucina, arte e storia di questo territorio.

Superando Villa Santina e Invillino con la pieve d’origine altomedievale di Santa Maria Maddalena, proseguirete in direzione di Ampezzo per salire a Sauris, il comune più elevato del Friuli Venezia Giulia. Un verdissimo lago e incantevoli architetture alpine introducono una vallata dove si parla una lingua di matrice tedesca e dove nasce il rinomato prosciutto di Sauris, affumicato come l’ossocollo, il culatello, lo speck, il salame e il cotechino prodotti qui. Tornando indietro, potete scoprire la grande varietà lattiero casearia del Caseificio val Tagliamento di Enemonzo e del Caseificio val Degano di Ovaro.

Trieste e Carso

Trieste è una città magica, una perla sull’Adriatico con piazza Unità d’Italia, la piazza più grande d’Europa che da sul mare.

Ma, prima di arrivare a Trieste, passiamo per la Val Rosandra, dove è possibile percorrere itinerari a piedi alla scoperta di paesaggi strepitosi e assaggiare prelibate pietanze come il salmone della Val Rosandra e il famoso olio extravergine Tergeste, ottenuto dalla coltivazione autoctona della Bianchera (sopravvissuta alla gelata del 1929 grazie alla volontà dei contadini del Carso) che ha portato alla recente istituzione della DOP Tergeste.
La zona più vocata alla produzione di questo olio è proprio quella di San Dorligo/Dolina, zona denominata breg, tra la Val Rosandra e il mare, sulle colline che circondano Muggia e anche nelle altre località sulla costa, fino alle scogliere di Duino.

Caffè San Marco a Trieste (foto di G. Crozzoli)In pochi chilometri si arriva a Trieste: oltre ai famosi caffè letterari (nella foto il Caffè San Marco) situati nel centro storico, nei tipici buffet si possono assaggiare – a tutte le ore - diversi prodotti come la porcina (coppa di maiale bollita) o il Cotto di Trieste accompagnati dalla senape o dal kren (radice di rafano).
Non si può non menzionare anche Piazza Oberdan, punto di arrivo della storica linea tramviaria, il cui percorso offre una splendida panoramica sul golfo di Trieste, si inerpica lungo la salita di Scorcola fino all’altopiano carsico di Villa Opicina dove si può proseguire su di una strada panoramica percorribile solo a piedi (comunemente detta “Napoleonica” o “Vicentina”) che conduce a Prosecco.
Oltre alla carne, qui, ordinate i peoci, cioè le cozze (buonissime quelle “a la scotadeo”), i caperozzoli (vongole) e i sardoni (alici), i più diffusi nel golfo: provate quelli in savor, cioè fritti e marinati con aceto e cipolla.

Tutta da scoprire è la splendida zona del Carso, attraverso la strada del vino Terrano che, assieme ai bianchi Malvasia e Vitovska, rappresenta il gioiello della produzione vinicola di queste terre. Seguendo la strada del vino Terrano, arriverete a Prepotto, dove prende vita il formaggio Jamar, stagionato per almeno quattro mesi in fondo a una grotta carsica (che in sloveno si dice appunto jama).
Oltrepassando Samatorza e andando verso Sgonico visitate il Giardino botanico Carsiana, con oltre mille specie di piante. Questa zona è ricca di agriturismi e osmizze, segnalate da frasche appese lungo la strada. La parola osmizza, osem, è di origine slovena e significa otto, poiché questi erano i giorni di apertura concessi un tempo ai gestori della vendita.

Arrivati a Monrupino, dove i formaggi sono arricchiti con il finocchio selvatico o con la santoreggia (zepek), una pianta spontanea dell’altopiano, assaggiate il gelato prodotto con latte di pecora. Nasce qui, inoltre, il formaggio Monte Re (Nanos in sloveno), oggi prodotto in un unico caseificio: la tradizione della sua preparazione pare risalire al periodo austroungarico.
A Padriciano, invece, potete giocare sui green di un panoramico golf club e in val Rosandra percorrere itinerari che portano alla scoperta di un acquedotto romano e di una natura strepitosa.
Tra Monfalcone e Ronchi dei Legionari, poi, i buongustai faranno festa con seppie in umido e spaghetti con i fasolari.

 

Si ringrazia l'Agenzia del TurismoFVG per la concessione di testi ed immagini

www.turismofvg.it - Numero Verde 800.016.044

 

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