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Forte Malatesta Ascoli Piceno Riapre Forte Malatesta ad Ascoli Piceno
30 ottobre 2010 - Appena completata la ristrutturazione durata 10 anni la splendida fortezza a forma di stella riapre definitivamente ospitando la mostra "Aspetti di arte astratta" nella raccolta Fiocchi con più di 230 opere sull’astrattismo.

Alla Riconquista del Forte Malatesta con la mostra  Aspetti di arte astratta nella raccolta Fiocchi
 
Il Forte Malatesta ad Ascoli Piceno, una delle architetture fortificate rinascimentali più importanti e spettacolari in Italia e uno dei siti monumentali più affascinanti della raffinata città marchigiana, chiuso dal 1978, torna alla città.
Appena completata la ristrutturazione durata 10 anni (iniziata infatti nel 2000) da parte della Sovrintendenza ai Beni Culturali delle Marche, dopo un’apertura straordinaria di un solo giorno, nel 2009 a cura del FAI, la splendida fortezza a forma di stella irregolare la cui attuale struttura di mastio dodecagonale porta la firma di Antonio da Sangallo il Giovane si riapre definitivamente ospitando la mostra Aspetti di arte astratta nella raccolta Fiocchi con più di 230 opere sull’astrattismo.
ll forte, appena fuori dal centro storico, sorge a difesa della sponda sinistra del fiume Castellano: in epoca preromana e romana era un baluardo che sbarrava l'accesso al ponte.
Forte Malatesta ad Ascoli PicenoDistrutto e ricostruito più volte, nel 1349 Galeotto Malatesta, condottiero delle milizie ascolane nella guerra contro Fermo, provvide a rinforzarlo e divenne un tipico forte medievale che prese il nome di Forte Malatesta. Seguirono altre distruzioni, finchè ai primi del '500, nella fortezza in rovina, fu costruita una chiesa di forma dodecagonale dedicata a Santa Maria del Lago, ancora visibile nel corpo centrale della costruzione.
Fu però Antonio da San Gallo il Giovane nel 1543, su incarico di Papa III Farnese, a erigere su quello stesso sito un nuovo forte a forma di stella irregolare.
Nel 1828 il Forte fu restaurato e utilizzato fino al 1978 come carcere giudiziario.
Si tratta quindi di un complesso architettonico di grande valore storico culturale oggetto di un consistente intervento di restauro comprendente anche il cambiamento della destinazione d’uso a struttura museale polivalente.
Sarà ospitato qui infatti, all’ultimo piano, con una vista scenografica sulla città, il Museo dell’Alto Medievo. Gli altri piani invece sono già da ora adibiti a spazio espositivo per mostre ed eventi temporanei (700 mq).

La nuova destinazione d’uso  prevede l’utilizzo del Forte come museo stabile dell’Alto Medioevo localizzato all'ultimo piano per un totale di sei ambienti comprendendo anche l’ultimo livello della chiesa della Madonna del Lago. La ‘Sala degli Ori di Castel Trosino’ sarà l’elemento centrale di tutta l’esposizione sia per l’importanza dei reperti sia per il fatto che l’esposizione avverrà nell’ambiente a maggiore valenza storico monumentale di tutto il Forte Malatesta.
Al primo livello oltre alla biglietteria è presente un ambiente destinato a sala conferenze. Il secondo e il terzo livello sono destinati ad attività culturale di carattere non permanente quali mostre, esposizioni, convegni ed incontri per un totale di circa 700 mq.
Un recupero, reso possibile dai fondi di Lotteria Italia, del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e dell’Amministrazione Comunale di Ascoli Piceno, che va nella direzione di una sempre maggiore valorizzazione del patrimonio storico artistico cittadino, accreditando l’immagine di Ascoli Piceno quale centro di grandi tradizioni culturali, di richiamo per il turismo internazionale e sede di grandi mostre inserita a pieno titolo nel circuito dei grandi eventi.

In questi primi giorni di “riappropriazione” da parte della città saranno i più giovani e soprattutto i bambini i primi a beneficiarne. Per loro infatti è previsto un calendario fitto di iniziative e attività: non solo visite didattiche, ma anche visite guidate animate e “ludiche” nel corso delle quali i ragazzi saranno accolti da operatori - attori che impersoneranno personaggi storici e di fantasia (come Galeotto Malatesta, Lo Spirito del Forte, Cecco d’Ascoli ecc…) che racconteranno la storia del Forte e ne faranno rivivere i momenti più salienti. Giochi di ruolo, laboratori sui costumi medievali ma anche laboratori didattici sull’arte contemporanea legati alla Mostra della Collezione Fiocchi nel corso dei quali saranno analizzate e rielaborate le tecniche utilizzate dai maggiori artisti presenti.

Astrattismo italiano: capolavori della collezione Fiocchi da Balla a Sol Lewitt
Al Forte Malatesta  fino al 6 marzo 2011

Dopo decenni di abbandono, uno dei monumenti più significativi dell’archiettura fortificata rinascimentale, il Forte Malatesta, torna ad essere luogo destinato alla fruizione culturale e lo fa con una mostra che porta per la prima volta fuori delle pareti domestiche una delle più significative e intriganti collezioni private di arte del Novecento.
Una ricchissima collezione di dipinti e di sculture del XX secolo radunata ad Ascoli Piceno da Serafino Fiocchi trova una sua scenografica collocazione negli ambienti progettati da Antonio da Sangallo il Giovane per conto di Paolo III.
Ascoli Piceno dopo le grandi mostre dedicate a Osvaldo Licini e a Tullio Pericoli si conferma così ancora una volta negli ultimi anni città d'arte meta di grande richiamo turistico culturale anche per le grandi mostre.Alberto Burri - Senza Titolo 1980
La mostra Aspetti di arte astratta nella raccolta Fiocchi curata da Armando Ginesi e presentata da Stefano Papetti, direttore dei Musei Civici di Ascoli Piceno, riunisce un nucleo di opere molto consistente da un punto di vista numerico ma soprattutto un corpus formidabile per la conoscenza delle dinamiche dell’arte contemporanea in Italia. Trattasi di 230 opere delle circa 500 sull’astrattismo, (un patrimonio al quale bisogna poi aggiungere le altrettante opere di carattere figurativo) raccolte in oltre cinquant'anni da Serafino Fiocchi, collezionista ascolano, dal grande intuito, raffinato e curioso.
L’esposizione, si apre idealmente con una cartolina postale disegnata da Giacomo Balla recante un testo augurale indirizzato a Fortunato Depero in occasione di una mostra a New York: la grafica dell’immagine interpreta infatti in chiave aniconica i suggerimenti dinamici e luministici tipici del Futurismo, anticipando certi aspetti dell’Astrattismo.

Si prosegue poi con un interessante confronto fra una Amalassunta di Osvaldo Licini e un disegno visionario di Mirò, ambedue proiettati in una dimensione onirica e fantastica. Notevole è anche la rappresentanza dell’astrattismo italiano degli anni cinquanta con opere di Fontana, Burri, Veronesi, Crippa, Capogrossi, Scanavino che ne declinano la componente informale,  mentre quella gestuale-segnica è ben esemplata attraverso i dipinti di Vedova, Accardi, Perilli e Parmeggiani, ma non mancano in mostra anche interessanti esempi legati al contesto internazionale con opere di Masson, Beuys e Sol Lewitt.

“Una ricchissima collezione di dipinti e di sculture del XX secolo radunata ad Ascoli Piceno da Serafino Fiocchi – evidenzia il direttore dei Musei Civici di Ascoli, lo storico dell’arte Stefano Papetti – che per il numero debordante delle opere raccolte sembrerebbe doversi inserire a pieno titolo fra quelle più eclettiche, spaziando con disinvoltura dalla figurazione all’astrazione. In realtà ogni opera acquistata da Fiocchi, entrata a far parte della sua collezione, è il frutto di una scelta oculata e dunque la grande abbondanza di dipinti, sculture, ceramiche, disegni, fotografie ed incisioni che nell’arco di cinquant'anni il collezionista ha radunato, appare piuttosto come il risultato di una innata curiosità che lo ha spinto a frequentare gallerie, studi artistici ed esposizioni e quindi ad acquistare con larghezza ciò che lo aveva colpito."
Nel suo collezionare opere del Novecento, Fiocchi non si è avvalso dei consigli di galleristi o di critici militanti, affidandosi soltanto al proprio fiuto e si è sempre mostrato attento ai giovani artisti, acquistandone le opere migliori e favorendo il loro inserimento nel giro del mercato. Li ha appoggiati, incoraggiati, ne ha acquistato le opere esponendole accanto a quelle di pittori già consacrati dalla fortuna critica. Molti di loro, nel tempo, sono divenuti a loro volta apprezzati maestri: tanto per restare in ambito locale, gioverà ricordare che Serafino Fiocchi è stato fra i primi a riconoscere i meriti di Tullio Pericoli, prima ancora che l’artista di Colli del Tronto approdasse a Milano, di Sandro Trotti e dello scultore Giuliano Giuliani.

Generoso con quanti ricorrono alla sua collezione per l’allestimento  di mostre temporanee in Italia e  all’estero, Fiocchi lo è stato particolarmente in questa circostanza, offrendo l’opportunità di vedere la maggior parte della sua raccolta che conta più di mille opere.
Come è facile intuire –sottolineano i curatori– è stato arduo selezionare, nel quadro di una raccolta così vasta, le duecento opere di carattere astratto presentate in questa occasione ed infatti nel catalogo si è voluto dar conto dell’intera sezione non figurativa della collezione Fiocchi, attraverso una documentazione fotografica e schede scientifiche che porta a circa cinquecento il numero complessivo delle opere di questo genere in suo possesso.

Alberto Burri - Senza Titolo 1980Forte Malatesta Ascoli Piceno
 
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