La vetta più elevata dell'isola è detta Pizzo del Corvo (420 metri), che digrada a oriente con terrazzi coltivati a grano e ulivi. Questo versante è denominato dagli impervi costoni di Pizzo Falcone e Pizzo Castello. A occidente le pendici presentano aspri appicchi e pareti rocciose chiazzate di verde.
L'abitato è sparso pittorescamente sulle falde orientali con le sue candide casette attorniate da oliveti e da rupi ciclopiche; le abitazioni sono raggruppate in tre contrade: Iditella, San Pietro e Drauto.
Di primo piano è l'importanza di Panarea dal punto di vista paleontologico per il noto villaggio, del XIV secolo a.C.
Se si compie una gita in barca attorno a Panarea sfilano, dinanzi allo sguardo meravigliato, panorami indimenticabili: colossali blocchi arrotondati o tagliati a prismi, isolati nel mare, scogliere coronate da alti pinnacoli e incantevoli insenature come Cala Junco. L'isola di Panarea è stata abitata sin dall'epoca neolitica. Si hanno testimonianze dello stile di Diana sul Timpone del Corvo e della calcara.
Nella località Piano Quartara sono state trovate tracce di un insediamento appartenente alla fine dell'Eneolitico. Alla punta di Peppe Maria e alla Calcara sono cospicue le tracce della cultura di Capo Graziano e cioè dal XIX al XV secolo a.C.
Sul promontorio di punta Milazzese all'estremità Sud-Est si sviluppa un villaggio di capanne risalenti alla media età del Bronzo (1400-1270 a.C.).
Anche Basiluzzo ha una certa importanza archeologica: in tutta l'isola si osservano vestigia di edifici romani con tracce di pavimenti a mosaico e di intonaci colorati alle pareti. A questi appartiene anche un grande vano seminterrato prossimo alla salita d'accesso. Poco lungi dall'approdo, con buone condizioni di visibilità, si osserva, sul fondo marino, un rudere, probabile darsena di età romana, oggi sommersa.
Meritano di essere visitati anche gli incantevoli gruppi di scogli vicini e le isolette di Lisca Bianca, Lisca Nera e Dattilo, che si erge imponente con la sua caratteristica forma piramidale.
Nell'estremo Nord di Panarea, in una conca denominata Calcara, probabile sede di un edificio vulcanico di epoca preistorica, oggi si riscontrano manifestazioni fumaroliche. Nella roccia si osservano profonde alterazioni, il suolo è scottante e si presenta rigato da esili fratture si dirigono in tutti i sensi: dove si incrociano, il gas si sprigiona in abbondanza. Particolare caratteristica, che conferisce alla zona un aspetto strano, è la colorazione policroma di cui è rivestito il suolo.
Nei pressi della banchina, sita in contrada San Pietro, sgorga una sorgente d'acqua calda (50°C) che viene utilizzata dagli isolani, a scopo terapeutico, con eccellenti risultati. Dinanzi a Panarea è lo scoglio di Bottaro vicino al quale, in tempo di bonaccia, si osserva un fenomeno determinato da fumarole sottomarine: numerose bolle di gas, sprigionantesi dal fondo, si aprono sulla superficie del mare generando un gorgoglio, che costituisce la cosiddetta “caldaia”.
Vacanze esclusive
La tradizione di Panarea quale meta di turismo vip è assai più antica di quanto si possa immaginare: di sicuro c'è che, ai tempi dei romani, un patrizio avesse scelto l'isola di Basiluzzo per costruirci la sua grande villa con tanto di attracco privato. Della sontuosa costruzione non rimangono oggi che pochi frammenti di muro e dell'elegante pavimento a mosaico. Solo il panorama, invidiabile, è rimasto intatto, a mantenere nel tempo fascino e capacità di attrazione. A cosa deve Panarea la sua fama? Alla sua natura, ovviamente, che ha condotto qui, ai giorni nostri o quasi, frotte di intellettuali, artisti, vagabondi amanti del bello. La cosa ha destato poi la curiosità di benestanti ed imprenditori, che hanno pensato bene di sbarcare qui e rimettere a posto, non senza adattarle alle proprie esigenze, le antiche costruzioni. Era il principio del boom edilizio e mondano di Panarea, residenza, in estate, di importanti nomi della high society quali i Visconti di Modrone, gli Agnelli, i Bulgari...
Naturalmente Panarea non è territorio off limits: chiunque può fare il bagno scegliendo le spiagge di cala degli Zingari o di cala Junco. Chi possiede una barca potrà approdare nell'arcipelago delle Formiche, il cui toponimo la dice lunga sulle dimensioni delle isolette: si tratta per lo più di alcuni scogli, raggruppati di fronte a Drauto. Non lontano ecco ancora la spiaggia nei pressi dello scoglio Lisca Bianca: qui una solfatara subacquea provoca un gorgoglio dell'acqua, osservabile solo il quando il mare è davvero calmo. Sempre questa zona rivela inaspettati tesori custoditi sul fondo del mare: una nave greca del V secolo a.C dedita al trasporto delle ceramiche affondò in queste acque e, se i legni sono stati corrosi dal mare, il prezioso carico è stato rinvenuto e portato in superficie dagli archeologi dell'Università di Oxford.
Ringraziamo SAGEP Libri & Comunicazione S.r.l. di Genova per aver gentilmente concesso la pubblicazione dei testi dell'opuscolo "ISOLE EOLIE" e l'AAST Eolie per la pubblicazione di testi ed immagini
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