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Spigolature e curiosità su Bergamo | |||||
Tradizioni, curiosità, itinerari naturalistici, culturali o gastronomici, antichi sapori per conoscere meglio questa terra. |
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I Musei etnografici Oggetti domestici di uso quotidiano, attrezzi per il lavoro nei campi, nei boschi e nei vigneti, strumenti per la produzione casearia, per la lavorazione del legno, per la tessitura della lana, del lino, della canapa. Un modo per conoscere i mestieri, l’artigianato, le tradizioni popolari dei contadini delle valli bergamasche è quello di visitare i piccoli musei che raccolgono documenti e testimonianze della vita di un tempo. Come il Museo etnografico della Valle a Zogno, ospitato in un cinquecentesco palazzo, il Museo della Valle di Schilpario, allestito in un’ex segheria ad acqua del XIX secolo, o il Museo dell’Alta Val Brembana di Valtorta, nel cinquecentesco palazzo dell’ex Pretura veneta. Interessanti anche il Museo della Valle del Lujo ad Albino, nella chiesa del S. Cuore, e il Museo della Civiltà Contadina di Verdello, allestito nel Palazzo comunale. Unico in Europa è poi il Museo del Falegname di Almenno San Bartolomeo, che offre una rara e completa testimonianza della cultura legata alla lavorazione del legno In bicicletta lungo l’Adda Forse si deve cercare proprio lungo il corso dell’Adda l’immagine ideale del paesaggio lombardo. Morbide colline, macchie di verde a specchiarsi in acque tranquille, costruzioni isolate come testimonianze di una natura addomesticata dall’uomo: un paesaggio di singolare bellezza, ripreso da Leonardo da Vinci come sfondo per la Gioconda e altri suoi celebri dipinti. Straordinariamente intatto è l’ambiente fluviale che si scopre seguendo le rive fortemente incassate del fiume o percorrendo in bicicletta sentieri sterrati. Ciò che più sorprende è che a pochi chilometri da fabbriche, strade e grossi centri urbani il paesaggio mantiene i suoi caratteri naturali, con una folta vegetazione arborea di ontani, salici bianchi, pioppi neri e robinie, mentre non è raro incontrare aironi cinerini nascosti tra le canne o bianche garzette ai bordi del fiume. Non mancano i segni dell’uomo lungo questo importante corso d’acqua, confine geografico e storico tra una Lombardia occidentale, soggetta a Milano, e una Lombardia orientale, la cui parte bergamasca ricorda l’estremo lembo della dominazione veneta. Non solo antiche chiuse, conche e canali, ma anche centrali elettriche realizzate alla fine del XIX secolo. In un paesaggio dove predomina la natura, sono elementi ‘costruiti’ che vivono in perfetta armonia con l’ambiente stesso. Antichi Sapori Regina della tavola in tutta la provincia bergamasca è certo la polenta, gialla e compatta, da tagliare a fette come vuole la tradizione. Possibilmente cucinata sul fuoco di legna, nei caratteristici paioli di rame che rendono il sapore più deciso, può essere condita con burro e formaggio fuso, oppure accompagnare degnamente brasati e «codeghì», gustosissime salsicce di maiale. Persino un dolce riprende la forma di questo piatto, con una ciambella gialla come la polenta, guarnita da uccelletti di cioccolato. Se per le carni è il «polsetto» di vitello bollito uno dei piatti più tipici, tra i primi non possono mancare i «casonsei», ravioli di magro resi più gustosi da un condimento di burro fuso. Il taleggio è solo il più conosciuto tra i numerosi formaggi che, con sapienza antica, ancora si producono nelle valli di Bergamo. Non si dimentichino però le formaggelle della val di Scalve e il Branzi, utilizzato anche per la preparazione della polenta taragna. Anche se meno rinomata di altre terre lombarde, la provincia di Bergamo vanta una propria zona vinicola, nella fascia di rilievi pedemontani che abbraccia il capoluogo da Almenno a Sàrnico, sul lago d’Iseo. Vini doc di questa terra sono il Valcalepio bianco, vino secco che si propone come aperitivo o per piatti leggeri, e il Valcalepio rosso, di colore rubino, profumo intenso, sapore asciutto e persistente. È il compagno ideale per piatti robusti, formaggi stagionati e l’immancabile polenta. Vino da dessert è il rosso Moscato di Scanzo, dolce e armonico, con un leggero retrogusto di mandorla. Conosciute in tutto il mondo sono poi le acque minerali delle valli bergamasche, nelle quali si produce anche ottimo miele. I tesori dell’Accademia Accademia Carrara Sono davvero molte le opere di pregio che si ammirano nella pinacoteca dell’Accademia Carrara di Bergamo, fondata nel 1795 e considerata una delle più ricche raccolte museali d’Italia. Tra i circa 1700 dipinti italiani e stranieri dal XV al XVIII secolo, netta è la predominanza delle scuole bergamasca, lombarda e veneta, a testimoniare i forti legami tra i vari ambienti culturali del tempo. Perciò, se l’atmosfera raffinata del gotico internazionale vive ancora nelle carte da tarocco dipinte da Bonifacio Bembo per Filippo Maria Visconti e il passaggio di Leonardo si riconosce in molti pittori lombardi del ’400, gli accenti della Serenissima sono evidenti in diverse opere dipinte a Bergamo e in provincia. Tra queste si segnalano, oltre a importanti dipinti di Lorenzo Lotto, tele di G.B. Moroni (ritratti dagli anni giovanili alla maturità), Evaristo Baschenis (quattro dipinti con strumenti musicali) e un ampio repertorio di ritratti eseguiti da fra’ Galgario. L’Accademia Carrara presenta anche due interessanti ritratti di Carlo Ceresa: per meglio conoscere questo pittore del ’600 bergamasco si può seguire l’Itinerario Ceresiano, con 16 tele in otto chiese di San Giovanni Bianco, suo paese natale. La Pieve romanica di San Tomé Gli studiosi concordano nel ritenere la pieve di S. Tomé non solo uno degli episodi artistici più rilevanti dell’intera provincia, ma anche una delle più belle costruzioni romaniche a pianta centrale di tutta la Lombardia. Costruita nell’XI o agli inizi del XII secolo in conci di pietra, la piccola chiesa si staglia nella campagna ai piedi di Almenno San Bartolomeo, in valle Imagna. L’edificio, dal corpo principale cilindrico sul quale s’innesta il presbiterio con abside semicircolare, propone anche all’interno il ripetersi di linee circolari, nei due livelli del deambulatorio, nel matroneo, nelle nicchie alle pareti e nel presbiterio, come nella bella cupola a volte anulari. Bergamo, città di Donizetti Musicisti, amanti della buona musica, melomani appassionati possono percorrere a Bergamo un itinerario sulle tracce di Gaetano Donizetti, qui nato nel 1797. Se la semplice casa natale del compositore si trova al n. 14 di borgo Canale, l’edificio in cui morì nel 1848 – palazzo Scotti – è una bella architettura barocca nella via a lui dedicata. Da non perdere il Museo Donizettiano, allestito nell’ex palazzo della Misericordia Maggiore, di origine quattrocentesca ma rifatto in età barocca: custodisce manoscritti autografi, prime edizioni a stampa, documenti e oggetti personali, tra i quali gli arredi dell’ultima camera da letto e due pianoforti appartenuti al maestro. Il percorso può concludersi al teatro Donizetti, fondato nel 1786 e sede del Festival Donizettiano, importante rassegna musicale che ogni anno la città dedica all’illustre compositore, celebrato anche da un vicino monumento di Francesco Ierace (1897). Sulle tracce di Lorenzo Lotto Di una vita lunga e irrequieta, i tredici anni che Lorenzo Lotto trascorse a Bergamo furono probabilmente i più felici. Apprezzato dalle più potenti famiglie locali, il pittore di origine veneta – oggi considerato uno degli artisti più affascinanti del Rinascimento – produsse opere importanti, nelle quali traspare un animo profondamente religioso e un’attenzione tutta particolare ai dettagli, che spesso assumono valore di metafore. Delle pale d’altare custodite nel capoluogo la più celebre è quella Madonna col Bambino e santi della chiesa di S. Bartolomeo, meglio conosciuta come «pala Martinengo»; da non perdere anche il ciclo di affreschi sulla vita di Maria nella chiesa di S. Michele al Pozzo Bianco e le preziose tarsie lignee disegnate per il coro di S. Maria Maggiore. Un itinerario cittadino sulle tracce del Lotto non può prescindere da una visita all’Accademia Carrara, dove sono esposte le predelle della pala Martinego, il dipinto con le Nozze mistiche di S. Caterina e l’intenso Ritratto di Lucina Brembati. Dipinti di Lotto si trovano anche nel territorio bergamasco: una pala d’altare nella parrocchiale di Sedrina, un polittico nella quattrocentesca parrocchiale dei SS. Vincenzo e Alessandro di Ponterànica, affreschi in una cappella della chiesa di S. Giorgio a Credaro. Vero capolavoro sono poi, nella chiesa di S. Barbara a Trescore Balneario, gli affreschi con le storie della santa, le cui invenzioni narrative immediate e ricche di particolari confermano l’adesione del pittore al tradizionale naturalismo lombardo | |
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