Guida alla Lunigiana Guida alla Lunigiana
 
Trekking a cavallo - APT Massa Carrara Pontremoli, Fivizzano e Aulla
Antichi ed eleganti centri cittadini, tre gioielli ricchi di storia ed arte nel cuore della Lunigiana ....
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Pontremoli
Uno scrigno di memorie, un reticolo di strade fece la fortuna e la ricchezza della città: oltre alla Francigena, vi confluivano la via di Genova, che passava per Zeri; la via del Borgallo che portava a Borgotaro e nel Piacentino; la via del Cirone che conduceva a Parma passando per Langhinaro. Così Pontremoli ben presto si affermò come presidio militare e centro di commerci e di fiorenti botteghe artigianali ed il suo borgo, cinto da mura e difeso da tre imponenti fortezze e da sei torri, seppe liberarsi dal dominio degli Estensi ed affermarsi come libero comune, alleato della Lega Lombarda, fiero oppositore, nel 1167, al passaggio del Barbarossa. Furono le furiose lotte interne a farlo capitolare nel corso del XIV secolo, quando Castruccio Castracani, nel 1322, divise a metà la grande piazza dei commerci con la fortezza di Cacciaguerra per sedare le lotte tra Guelfi e Ghibellini.

Da allora Pontremoli fu contesa da signori e regnanti interessati al controllo delle strade: si alternarono i Fieschi, Castruccio, gli Scaligeri, gli Sforza, i re di Francia e di Spagna, fino all'affermarsi di Firenze e, nell'Ottocento, del Ducato di Parma.  Pontremoli è oggi un prezioso scrigno di memorie artistiche e monumentali: attraversare i suoi ponti medievali, percorrere il lastricato delle sue vie, è come sfogliare un libro di storia dell'arte.

Castello del Piagnaro, Pontremoli

Nella rocca del Piagnaro, grande castello medievale, le statue stele scolpite nell'arenaria raccontano i primordi dell'arte megalitica: i guerrieri e le potenti donne raffigurati con tratti stilizzati che incantarono il grande Henry Moore, mantengono intatto il mistero della loro funzione, disseminati com'erano sulle strade di Lunigiana. Sotto il borgo medievale piazze, divise dalla torre di Cacciaguerra, sembrano conservare il ricordo delle due fazioni: guelfa la piazza del duomo, con il vescovado; ghibellina la sottostante piazza della Repubblica, con il Comune, il Tribunale, i grandi palazzi dei Pavesi e dei Bocconi.

La cattedrale, costruita su disegno di Alessandro Capra (1636-1687) come voto per una scampata pestilenza, conserva affreschi di Francesco Natali (XVIII sec.) ed importanti tele del Bottani, del Subleyras, del Tempesti. Preziosa l'immagine della Madonna del Popolo, vestita alla maniera della Madonna di Loreto, e che nasconde una splendida scultura del XIV secolo con la Vergine assisa in trono e il bambino sulle ginocchia.  I palazzi della nobiltà pontremolese testimoniano le fortune mercantili, hanno facciate riccamente ornate di portali e finestre, cortili con colonne e statue, imponenti scalinate, saloni e stanze affrescati in quella grande stagione dei due secoli di pittura barocca pontremolese che vide all'opera maestri quali i Natali, il Contestabili, il Galeotti. La chiesa di San Francesco si presenta con l'elegante portico settecentesco del Natali e conserva un bellissimo bassorilievo in marmo raffigurante la Vergine con Bambino, opera di Agostino di Duccio (XV sec). Accanto al settecentesco Teatro della Rosa e alla fortezza di Castelnuovo, la chiesa di Nostra Donna, su disegno di G.B. Natali, è un capolavoro di architettura e pittura del barocco pontremolese.
Nel sobborgo dell'Annunziata il complesso del quattrocentesco convento degli Agostiniani sorprende per la ricchezza delle opere d'arte, testimonianza della sua fortuna come meta di pellegrinaggio e come centro di fiere e mercati. la chiesa ed i due chiostri mostrano l'opera dei maestri comacini, insuperabili nel lavorare la pietra; all'interno della chiesa un tempietto ottagonale cinquecentesco racchiude una maestà dipinta di fronte alla quale la Madonna apparve ad una pastorella; episodio che dette vita alla costruzione del santuario. Pregevole il tempietto adornato da varie statue. Di grande interesse un polittico quattrocentesco, le tele del Cambiaso (1527-1589) e del Garofalo (1481-1559) e la monumentale sacrestia affrescata dal Natali e con i mobili intagliati da frate Battaglia nel 1676.

Fivizzano
L'antico capitanato di Firenze, importantissimo nodo stradale e fiorente centro di commerci e attività artigianali di grande qualità, fu crocevia di commerci tra la Pianura Padana, la Riviera di Levante ed il porto di Livorno: olio, granaglie, sale, vino, spezie, transitavano da questa piazza mercantile.
Da qui partivano le risorse minerarie del territorio: gessi di Sassalbo, caolino per le fabbriche del marchese Ginori di Doccia, marmo bianco di Equi, pietra delle cave di Pognana, ma anche carbone e legname pregiato dei suoi boschi, ortaggi, olio. A Fivizzano erano attive ferriere, cartiere, fornaci, tintorie, stamperie, concerie; qui vivevano giuristi insigni, medici, notai e letterati.
Meglio di ogni altra guida, racconta di Fivizzano un singolare viaggiatore dell'Ottocento: è Prospero Fantuzzi che, nel 1829, vi fece sosta lungo la strada per il mare: "Giungemmo dentro all'elegantissimo Fivizzano. A chi un giorno potesse capitare nelle mani questo mio manoscritto, in caso abbattasi in questa pagina, si compiaccia a questo punto mettersi nel nostro stato ed aver parte al contento e al diletto che occupò la nostra immaginazione nell'arrivo a Fivizzano. Dopo tanti monti varcati, dopo tanti dirupi, precipizi, borgate e casolari più da lupi che da uomini...arrivammo alla dilettevole veduta del paese...tutta nuova, tutta grata, e tutta ricca. Entrammo per la bella porta nel grosso borgo, circondato da buone mura...eccoci per contrade spalleggiate da fabbriche ben architettate, ornate di lavori in macigno e in marmo e, sul principio, dal maestoso palazzotto con giardino dei signori conti Fantoni.
Arrivammo alla piazza elegante, circondata da alte fabbriche di tre piani, con una fonte nel mezzo...nel mezzo del bacino grande s'alza una guglia di marmo di pietre rozze...quattro ben intagliati e grossi delfini versano acqua dalla bocca e a questi bacinetti sono di continuo donne che estraggon l'acqua, ortolane che vi lavano erbaggi, ragazzi che vi giocano, uomini che vi bevono...".

La grande piazza medicea, con la fontana donata da Cosimo III nel 1862, è ancora oggi il centro della vita fivizzanese, con la chiesa prepositurale restaurata dopo le ingiurie del terremoto del 1920, gli eleganti palazzi, la sede della cinquecentesca letteraria Accademia degli Imperfetti, che ricorda l'intensa vita culturale di Fivizzano. Il palazzo Fantoni viene oggi recuperato da un fivizzanese illustre: il medico e scrittore Loris Jacopo Bononi. Ospita il Museo della Stampa, per ricordare che Fivizzano è stata una delle capitali di quell'arte. Qui Jacopo da Fivizzano aprì una delle prime stamperie d'Italia, qui fu ideata e utilizzata la prima macchina da scrivere, qui visse il poeta arcade Labindo che riposa in un elegante tempietto eretto nei pressi del municipio.

Da visitare il complesso degli Agostiniani, sede ora della Biblioteca Civica, la raccolta di importanti opere d'arte provenienti dalle chiese di Fivizzano, l'ostello e - sull'esterno - il monumento in bronzo che ricorda l'origine fivizzanese della madre di Niccolò V, il grande papa fondatore della biblioteca vaticana. Un Papa che mai dimenticò le sue origini e che volle donare a Fivizzano il prezioso parato che Siena gli mandò in dono nel 1450 in occasione della santificazione di San Bernardino e che i fivizzanesi vendettero nel 1937 al Museo del Bargello di Firenze.

Aulla
Centro propulsore della Lunigiana, una stretta lingua di terra alla confluenza tra Magra e Aulella racchiude uno dei capitoli più importanti della vita religiosa e civile lunigianese prima dell'anno Mille. Un documento del IX secolo ricorda come, nell'anno 884, il 27 maggio, Adalberto marchese di Toscana abbia fondato alla confluenza tra Magra e Aulella un'abbazia in onore di Santa Maria, nel luogo dove già aveva fondato un castello, un ospitale e una chiesa. Aulla in quegli anni era già un piccolo borgo a difesa dei ponti e delle strade che portavano nella Lucchesia, in Liguria, verso la Cisa: erano quelli gli anni della grande fortuna della via Francigena come strada commerciale e di pellegrinaggio e Adalberto di Toscana controllava il transito di merci e persone. All'abbazia da lui fondata donerà terre e possedimenti che la renderanno ricca e potente detentrice dell'esazione di dazi e gabelle, di torchi e molini. Di quell'abbazia che, nel 994, ospitò l'arcivescovo Sigerico, sono tornate alla luce le antiche murature, assieme a capitelli e tombe medievali.Fortezza della Brunella

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il resto del borgo di Aulla, subito lo scempio dei bombardamenti, ha salvato soltanto il palazzo Centurione, costruito sulla porta quattrocentesca, la fontana ottocentesca di piazza Cavour, un tratto delle antiche mura di Vico della Dovana, una torretta verso l'Aulella. Così, oltre all'abbazia, il monumento più insigne di Aulla è la severa e poderosa fortezza della Brunella, la più forte macchina da guerra costruita in Lunigiana dopo l'invenzione delle artiglierie. In abbandono dagli inizi dell'Ottocento essa fu acquistata dal console inglese a Genova che, nel 1875, ne avviò i restauri. Agli inizi del '900 divenuta proprietà di Lina Waterfield, giornalista e scrittrice inglese, fu trasformata in una  romantica residenza con parco e giardino pensile. Vi trovarono ospitalità fra gli altri scrittori, politici e letterati, Lawrence, Salvemini, Berenson e Russell.
Oggi la fortezza sta subendo gli ultimi restauri della parte esterna e delle polveriere accogliendo il Museo di Storia Naturale della Lunigiana, un parco giochi ed uno dei rarissimi cimiteri italiani per animali domestici.  Centro vitale del commercio, Aulla mantiene ancora oggi la peculiarità di principale centro viario della Lunigiana. In prossimità, lungo la via della Cisa, il Santuario della Madonna degli Angeli è preannunciato da una maestà ricoperta da una nuvola di fiocchi azzurri e rosa, ex voto di chi affida i neonati alla protezione della Madonna; il santuario è poco sopra, accanto ad un ponte medievale e ad un macigno che racconta la storia della miracolosa fuga di un nobile pontremolese dall'assalto dei briganti.

Testi ed immagini pubblicati per gentile concessione dell'Agenzia per il Turismo di Massa-Carrara

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